Anche l’attività fisica ha un ruolo importante nella prevenzione dell’Alzheimer. E’ quanto afferma Sarah DeWeerdt su Nature (link). Ad esempio il ballo liscio, che potrebbe non essere il primo trattamento preventivo per la malattia di Alzheimer, ma è una ricetta ideale per quanti sono preoccupati per il declino della memoria. Infatti la danza è una perfetta miscela di elementi che aiutano a scongiurare la demenza.”Ci sono, in contemporanea, attività cognitiva, attività fisica, e interazione sociale.”
Anche una sana dieta mediterranea può essere protettiva, magari terminando la lezione di ballo con una grande insalata greca e un bicchiere di vino rosso. Negli ultimi dieci anni, gli studi epidemiologici hanno dimostrato che l’esercizio fisico, l’attività intellettuale, le relazioni sociali e una dieta sana comportano un minor rischio di demenza. Tuttavia questi risultati devono essere interpretati con cautela, perché molti ricercatori sono scettici sui benefici e perché il ritiro dalle relazioni sociali e altre attività può essere un sintomo precoce di demenza, non solo un fattore di rischio per questo. Anche così, però “abbiamo dati osservazionali abbastanza suggestivi da diversi studi” per concludere che i fattori dello stile di vita sono importanti nella malattia di Alzheimer, così come nelle malattie cardiovascolari, dice Ronald Petersen, direttore dell’Alzheimer’s Disease Research Center presso la Mayo Clinic di Rochester.
L’obiettivo attuale è passare agli interventi. Sapere quanto esercizio, che tipo di attività intellettuale e in quale fase si può influenzare il decorso della malattia. Occorrono maggiori studi clinici. Alcuni di questi studi sono già in corso. Per esempio, in uno studio sul fitness nell’invecchiamento cerebrale, in Australia sono state reclutate 170 persone che erano preoccupate per un deterioramento della memoria o che avevano un decadimento cognitivo lieve (MCI), una condizione che è considerato un precursore del morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno assegnato la metà dei partecipanti ad un programma di sei mesi di esercizio, passeggiate o altri esercizi aerobici per 50 minuti, tre volte alla settimana. L’altra metà, gruppo di controllo, svolgeva il solito livello di attività. Dopo sei mesi, quelli del gruppo in esercizio aveva leggermente migliorato il punteggio nella sezione cognitiva della scala ADAS-Cog, mentre nei soggetti di controllo è diminuito a un ritmo compatibile con una normale invecchiamento. Inoltre l’esercizio ha effetti duraturi, dando un migliore punteggio anche 12 mesi dopo la fine del programma.
Come funziona questa connessione tra corpo e mente? Studi nei roditori hanno suggerito almeno due meccanismi differenti. In primo luogo, l’esercizio fisico aumenta l’attività di un enzima chiamato neprilisina che metabolizza la β-amiloide, la proteina che forma le placche caratteristiche del morbo di Alzheimer, e potrebbe contribuire a eliminarla dal cervello. L’attività fisica agisce anche sulla produzione di sostanze chimiche del cervello, come i fattori di crescita nervosi, che promuovono la formazione di cellule nervose e delle connessioni tra di loro. Si pensa che questo processo renda il cervello più capace di lavorare, nonostante i cambiamenti patologici della malattia di Alzheimer.
Negli ultimi anni, lo sviluppo di biomarcatori che possano indicare i cambiamenti del cervello in persone viventi ammalate di Alzheime ha permesso ai ricercatori di esplorare più a fondo i meccanismi della connessione mente-corpo. Per esempio, in uno studio su 120 anziani sedentari in buona salute ma senza problemi di memoria la metà dei partecipanti è stata assegnata su un programma di esercizio fisico tre giorni a settimana. Dopo un anno, i ricercatori hanno eseguito una risonanza magnetica (RMN) in diverse aree cerebrali, tra cui l’ippocampo, la struttura del cervello responsabile della formazione della memoria. Negli anziani, l’ippocampo si riduce tipicamente di 1-2% all’anno, e questo è quello che è successo nel gruppo di controllo.Ma nel gruppo attivo, il volume dell’ippocampo era aumentato del 2%. Con un anno di esercizio,le lancette dell’orologio sono state portate indietro di uno-due anni.
Un altro rapporto suggerisce che meccanismi simili sono al lavoro quando le persone esercitano il loro cervello. Ricercatori canadesi hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per analizzare l’attività cerebrale di 15 persone con MCI. Dopo una settimana di programma progettato per insegnare ai partecipanti nuove strategie per la memoria,durante i test di memoria si è vista l’attivazione in diverse regioni del cervello supplementari, il che suggerisce che le aree intatte del cervello sono stati in grado di vicariare le aree danneggiate.
Molti studi di stimolazione cognitiva nella demenza fanno uso di giochi per computer progettati per migliorare le competenze mentali. Anche se questi interventi di ‘Brain Training’ di solito non rendono più intelligenti le persone sane, producono risultati positivi nelle persone con malattia di Alzheimer e patologie correlate. Uno studio deò 2006 finanziato dal National Institutes of Health ha dimostrato che l’allenamento del cervello può contrastare alcune delle perdite cognitive previste con l’invecchiamento. In questo studio, noto come Advanced Cognitive Training for Independent and Vital Elderly (ACTIVE), persone sopra i 65 anni di età che hanno partecipato ad un programma di allenamento del cervello concentrandosi sulla memoria, il ragionamento o la velocità di elaborazione sviluppavano migliori competenze rispetto al gruppo di controllo anche cinque anni dopo il termine dello studio.
I programmi di allenamento computerizzato del cervello sono molto popolari tra i ricercatori, perché questi interventi sono controllabili e prevedibili, soprattutto in confronto con le attività intellettuali nel mondo reale. Ma questo non significa che la gente ha bisogno di giocare con il computer per rimanere mentalmente agile. Invece le persone tendono a beneficiare di qualsiasi esercizio intellettuale che richiede uno sforzo ed è divertente.Questo potrebbe significare qualsiasi cosa, dal suonare il clarinetto a fare i puzzle di Sudoku.