Nella malattia di Parkinson sono frequenti cambiamenti della fisiologia cardiovascolare che possono verificarsi prima dei segni motori parkinsoniani. Nello studio pubblicato su Movement Disorders (link) sono state studiate le associazioni tra anomalie elettrocardiografiche (ECG), ortostasi, variabilità della frequenza cardiaca e stenosi carotidea con il rischio di diagnosi di Parkinson nel Cardiovascular Health Study, una coorte basata su una comunità di anziani. Le anomalie ECG, l’ipotensione ortostatica (sintomatica o asintomatica), la variabilità della frequenza cardiaca (valutata con 24 ore di monitoraggio Holter) e qualsiasi stenosi carotidea (≥ 1%) all’ecografia sono state considerate come predittori principali di diagnosi malattia di Parkinson mediante regressione logistica multivariata. I casi incidenti Parkinson sono stati identificati con almeno 1 dei seguenti: self-report, uso di farmaci antiparkinson e ICD-9. I dati ottenuti sono stati regolati e stratificati per età, sesso e abitudine al fumo, e quelli in cui erano ancora predittori significativi ( P ≤ 0,05) sono stati corretti per razza, diabete, colesterolo totale, lipoproteine a bassa densità, pressione arteriosa, indice di massa corporea, attività fisica, livello di istruzione, ictus, e proteina C-reattiva. Dei 5888 partecipanti, in 14 anni di follow-up sono stati identificati 154 casi di Parkinson. Dopo aver regolato i modelli con tutte le covariate, quelli con anomalie ECG (odds ratio 1,45, P = 0,04) o stenosi carotidea (OR 2,40, P = .001) al basale avevano un rischio più elevato di diagnosi di malattia di Parkinson. L’ortostasi e la variabilità della frequenza cardiaca non sono risultati predittori significativi.
Si tratta di uno studio esplorativo, con numero limitato di osservazioni, che necessita di approfondimento e verifica con casistica più ampia