Civiltà è anche preoccuparsi delle minoranze, specie se ammalate, tanto più se immigrati. La civilissima Francia ha ben presente questi principi fondamentali e, consapevole delle problematiche dell’invecchiamento generale, ha affrontato la questione in un programma di studio delle popolazioni maghrebine colpite da Alzheimer, Il programma si chiama ALIBI e sta per ALzheimer, Immigration e Bilinguisme. La ricerca ha interessato quella popolazione di immigrati nordafricani arrivati negli anni ’50 ed ora affetti da malattia di Alzheimer. I primi dati consentono di affermare che questi pazienti hanno perso la loro conoscenza della lingua francese, come d’altronde prevedibile considerato che questi pazienti tendono a dimenticare le cose che hanno imparato più tardi nella vita. La prima conseguenza è la gestione di questi pazienti in ospedale. Come possono, medici e gli infermieri, comunicare con le persone che non parlano più francese e comprendono solo l’arabo? Lo stesso vale per i caregivers professionali che difficilmente conoscono l’arabo. Anche la diagnosi di malattia pone problemi specie per quanto riguarda i test neuropsicologici. Come valutare la gravità della malattia di un paziente se l’immigrato non comprende la lingua? Occorrerebbero test in arabo e neuropsicologi di madre lingua. Sarebbe interessante avere una verifica del fenomeno in Italia