Spesso l’Alzheimer si accompagna a perdita di peso con conseguente aumentato di morbidità e mortalità. E’ altresì noto che che l’antidepressivo mirtazapina induce aumento dell’appetito e di peso come effetto collaterale. Al fine di valutarne la sicurezza e la sua potenziale utilità per contrastare la perdita di peso nei pazienti con Alzheimer o demenza mista (AD con lesioni cerebrovascolari) è stata effettuata un’analisi retrospettiva delle cartelle cliniche di 22 pazienti ambulatoriali che frequentano una clinica di memoria in Belgio e che avevano ricevuto mirtazapina (30 mg al giorno) allo scopo specifico di indurre l’appetito ed aumentare il peso. L’età media era di 80,9 anni e l’86,4% erano femmine. Il peso medio al basale era di 52,4 kg e il BMI medio era 20,5 kg/m. Il 77,3% dei pazienti aveva guadagnato peso dopo 3 mesi (media di guadagno 1,93 kg pari al 3,9% del peso corporeo iniziale) e l’82,3% dopo 6 mesi (2.11 kg e 4,6%). Un paziente ha dovuto interrompere mirtazapina a causa di sonnolenza diurna. Gli autori cioncludono che la mirtazapina sembra essere un approccio sicuro e utile per contrastare la perdita di peso in AD, se possibile in combinazione con interventi non farmacologici. Il peso corporeo deve essere monitorato durante il trattamento per evitare l’aumento eccessivo di peso. Il lavoro è stato publicato su Alzheimer Disease and Associated Disorders (link)
Si tratta di casistica poco numerosa, sbilanciata, senza altri riferimenti agli altri parametri metabolici, alle terapie concomitanti, alla gravità di malattia. L’effetto anoressizzanti di molti antidepressivi è noto, come pure sono noti i non pochi effetti collaterali.