L’atrofia corticale posteriore (PCA) viene ritenuta essere una sindrome visiva, caratterizziata principalmente dalla progressiva compromissione delle abilità visuopercettive e visivo-spaziali. Tuttavia, i pazienti spesso descrivono come difficoltà iniziali il reperimento delle parole. Nel lavoro pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery and Psycghiatry (link) è stata analizzata la funzione linguistica in 15 pazienti con PCA, sette pazienti con afasia logopenica/fonologica (LPA) e 18 controlli sani utilizzando una batteria di test linguistici di valutazione. Rispetto ai controlli sani, i pazienti PCA mostrano deficit linguistici in tutti i domini esaminati, con prevalente anomia, ridotta fluidità fonemica e rallentata velocità di eloquio. Le prestazioni dei PCA sono simili a quelle dei pazienti con LPA nei test di input uditivo, ripetizione e span digitale, ma è relativamente più forte nei compiti di comprensione e di eloquio spontaneo.
Lo studio dimostra che, oltre al deficit visivo, letterario e numerico nella PCA è presente una progressiva disfunzione del linguaggio orale con difficoltà di reperimento delle parole importanti. La sovrapposizione nei profili linguistici di APC e LPA, che sono entrambi più comunemente causati dalla malattia di Alzheimer, sottolinea ulteriormente la nozione di un continuum fenotipico tra le manifestazioni tipiche e atipiche della malattia. Chiarirne i confini ha implicazioni importanti per la diagnosi, il reclutamento nelle sperimentazioni cliniche e per le indagini sui fattori biologici che determinano la eterogeneità fenotipica nella malattia di Alzheimer.