Un articolo pubblicato su Archives of Neurology (link) sembra confermare l’ipotesi di progressione di malattia ipotizzata da Braak. Lo studio ha analizzato le acquisizioni in risponanza magnetica di 29 pazienti con Parkinson e 27 controlli sani. A tutti è stata praticata un risonanza in quattro diverse modalità, multiecho pesata in T1, densità protonica multiecho, T2 pesata e FLAIR (Fluid Attenuate Inversion Recovery). Per esaminare la substantia nigra è stata creata una media ponderata degli echi multipli, portando ad un volume singolo con un elevato rapporto di contrasto al rumore. Il proencefalo è stato visualizzato con immagini T2 FLAIR. Per ogni partecipante sono state etichettate manualmente le due strutture e calcolati i loro volumi. Rispetto ai controlli, i 13 pazienti con H&Y 1 presentavano una riduzione significativa del volume della pars compatta della sostanza nera. I sedici pazienti con H&Y 2 o 3 PD hanno mostrato una scarsa ulteriore perdita di volume. Invece la riduzione di volume del proencefalo avveniva successivamente nella malattia, con una significativa riduzione nei pazienti con H&Y 2 o 3 rispetto ai controlli e ai pazienti in stadio 1 PD che, tralaltro, non differivano significativamente dai controlli sani.
Questi risultati supportano la progressione neuropatologica del Parkinson proposta dall’ipotesi di Braak ed indicano come la diagnostica in risonanza magnetica multispettrale possa essere utilizzata come biomarcatore per il monitoraggio della degenerazione del Sistema nervoso centrale e delle strutture profonde.