Pubblicato dall’ISTAT (link) il rapporto sulle condizioni di salute della popolazione e sulla risposta dell’assistenza sanitaria ai bisogni di salute. L’indagine, condotta dall’Istat con il sostegno del Ministero della Salute e delle Regioni, dal titolo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” fornisce un quadro allarmante. Nel periodo preso in esame (Settembre-dicembre 2012) sono stati analizzati i comportamenti relativi alla salute e all’utilizzo dei servizi sanitari tenendo conto delle caratteristiche demografiche e socio-economiche dei cittadini. Dalle informazioni raccolte sono stati costruiti indicatori su condizioni di salute e qualità della vita, presenza di disabilità, stili di vita, prevenzione,ricorso ai servizi sanitari e livello di soddisfazione, rinuncia a prestazioni sanitarie, uso dei farmaci. Ne scaturisce la possibilità di individuare quale sia la popolazione a rischio; studiare le disuguaglianze nella salute e nell’accesso ai servizi; conoscere i profili degli utilizzatori dei servizi sanitari e le modalità di fruizione. Integrando con tali informazioni le fonti di dati amministrativi è possibile arricchire la base informativa necessaria per la pianificazione socio-sanitaria e la promozione della salute pubblica, sia a livello nazionale che a livello locale. Tra i dati emergenti:
- stanno bene i due terzi della popolazione, male il 7,7%;
- gli anziani, soprattutto se del Sud stanno peggio, anche sotto il profilo psicologico;
- aumenta il consumo sanitario ma con riduzione della spesa odontoiatrica e dietologica;
- il livello di soddisfazione per il servizio sanitario pubblico è sufficiente (in una scala da 1 a 10), maggiore al Nord, inferiore al Sud;
- tra le donne prevale la multicronicità, tra gli uomini le malattie croniche gravi;
- c’è una lieve riduzione del ricorso al ricovero ospedaliero;
- il 10% della popolazione ha rinuciato ad una qualche prestazione sanitaria
Quest’ultimo rappresenta il dato più allarmante. Sei milioni di persone rinuciano a cure pure importanti, di questi la metà per motivi economici, seguono i problemi di offerta (liste di attesa troppo lunghe o orari scomodi per l’appuntamento o difficoltà a raggiungere la struttura) gli impegni di lavoro o familiari e altro. A rinunciare sono più spesso le donne (i due terzo)specie se vivono al Sud e sono nella fascia 45-64 anni. Anche la disoccupazione gioca il suo ruolo, oltre il 20% dei rinuciatari si trova in tale condizione. Per quanto riguarda il territorio, al Sud si rinuncia per motivi economici, al Centro per problemi legati all’offerta.