Il fenomeno della prestazione professionale ad erogazione immediata in regime di libera professione potrebbe essere uno degli indicatori della qualità del servizio pubblico offerto. Quale ne sia la causa (incremento delle richieste, motivate o meno, allungamento delle liste di attesa, scarsità di personale dedicato e di sedute ambulatoriali) è pacifico che gli attori principali, medici e pazienti, cercano di “ottimizzare” tempo e risorse. I primi cercando un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, i secondi cercando servizi sempre più personalizzati, ricorrendo sempre più al pagamento diretto della prestazione. Tale situazione viene analizzata in maniera approfondita in un articolo di Edward Davies pubblicato online dal British Medical Journal (link). “I medici sono esauriti, sempre di più. Lo stress lavorativo è causa di discordie coniugali e familiari. In un recente sondaggio quasi il 60 per cento dei medici partecipanti ha pensato di lasciarsi alle spalle la pratica della medicina. Così iniziò un rapporto del 2006 della American College of Physician Executives e poco è cambiato da allora. Una indagine più recente sulla retribuzione e la felicità ha scoperto che la soddisfazione sul lavoro è in costante declino: i medici sono preoccupati per i loro redditi in calo e nutrono un pò di risentimento per altre specialità che hanno guadagnato più soldi. Hanno anche dichiarato che sono importanti anche le esigenze di una maggiore regolamentazione e documentazione A questo punto l’editorialista cita Karen Josephson, un geriatra di Long Beach, California: “allora perchè descrive la propria vita in modo diverso? Questa è una bella vita”, dice Josephson. Non potrei mai tornare a una pratica regolare. Quando incontro medici in pratica regolare sono tutti infelici. Tutto quello che devono guardare è l’ICD-10 (la classificazione internazionale delle malattie 10), l’EMR (cartella elettronica) e l’Obamacare. Io non ho a che fare con tutto questo” Josephson è uno dei tanti, in numero crescente, che ha optato per il pagamento diretto. Il modello medico privato non è certo nuova, ma i medici cercano un migliore equilibrio tra lavoro e vita privati e i pazienti cercano servizi sempre più personalizzati, il modello è un settore in crescita. I pazienti pagano la loro visita, il loro appuntamento dura di più, possono parlare dei loro problemi e comunicare telefonicamente o via mail, cose non riconosciute dalle assicurazioni. Vero è che c’è un 18% per cento di insoddisfazione ma la percentuale è inferiore a quella del sistema assicurativo, mentre le previsioni per i prossimi tre anni attendono un aumento di dieci volte del fenomeno. Certo non è tutt’oro quello che luccica, il modello ha aspetti negativi: occorre avere talento per gli affari e conoscenze legali, finanziarie e di marketing. Ma questi sono problemi che si possono superare. Sembra che questa è una attività che è può solo crescere”.
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