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Il valore aggiunto

L’Università è centro di eccellenza e portatrice di valore aggiunto. Non ci sono dubbi su questo e suonerebbe strano, confondente o altro se chiunque affermasse altro. Bene fa l’Università Cattolica, eccellenza con storia consolidata nel panorama scientifico e assistenziale internazionale, ad organizzare una due giorni sull’argomento (diretta streaming su Quotidiano Sanità). Di rilievo gli argomenti trattati: “La mission degli ospedali universitari” (selezione e preparazione degli studenti, formazione post-laurea, valore aggiunto degli Ospedali Universitari); “Gli ospedali universitari e l’innovazione nella rete ospedaliera: costi e opportunità” ovvero i Policlinici Universitari sono risorse o “spreco” per il Sistema Sanitario Nazionale?; e per concludere “La rete ospedaliera e l’integrazione con il territorio”. Purtroppo resta il rammarico di quanto poco questa cultura sia diffusa, a tutti i livelli, Università compresa. Già un paio d’anni fa l’allora ministro della Salute interveniva sull’argomento ribadendo come Ospedale ed Univeristà dovessero interagire sia a livello assistenziale, che di ricerca, attribuendo all’università esclusività nella didattica e all’ospedale nell’assistenza (link), anche se poi all’atto pratico veniva costituito un Comitato Ministero Atenei (link) dal quale scomparivano gli Ospedali. Per non dire che di territorio manco se ne parlava. Legittima dunque la preoccupazione di quanti temono che questa integrazione possa assumere caratteristiche “ad excludendum” laddove è pacifico che la filosofia debba essere integrata, sia a livello di figure professionali (generalisti, ospedalieri, territorio, università, infermieri, etc) che dei pazienti, con coordinamento istituzionale.

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