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Neurologia

Demenza: un problema per la nostra epoca (1/2)

Continuando l’esposizione del numero monografico di Nature sull’Alzheimer oggi è la volta dell’articolo di Alison Abbott (link); “poiché il numero di casi di Alzheimer aumenta rapidamente in parallelo con l’invecchiamento della popolazione mondiale, aumenta la necessità di capire questa malattia sconcertante”.
Ricchezza del mondo e benessere economico portano sempre più persone alla vecchiaia, principale fattore di rischio per la demenza. In America nel 2000 il 4,5 % della popolazione aveva più di 65 anni e ci sono stati 411.000 nuovi casi di Alzheimer. Dieci anni dopo, quei numeri sono saliti al 5,1 % della popolazione e 454.000 casi. Ma se l’America piange le altre nazioni non ridono. L‘aumento della speranza di vita nei paesi in via di sviluppo, come la Cina, porterà con sé un aumento del numero di persone affette da demenza. E questo in tutto il mondo. Basti pensare che tutte le forme di demenze interessano già 35,6 milioni di persone, circa lo 0,5 % della popolazione mondiale. Come se non bastasse le cifre stanno per peggiorare: secondo il Rapporto Mondiale Alzheimer 2010 il numero di persone affette da demenza è destinato a raddoppiare nei prossimi 20 anni.

Sono numerosi i gruppi di ricerca che stanno lavorando per trovare un modo per prevedere, prevenire, diagnosticare e curare la condizione ma finora i loro sforzi hanno ottenuto solo un successo limitato.

Di conseguenza, i costi economici delle demenze saranno enormi. Nel 2010, l’impatto economico globale delle demenze è stato di 604 miliardi di dollari. Al cospetto i costi di cancro e malattie cardiache sono irrisori. Sulla base di dati demografici è previsto un dei costi dell’85% entro il 2030. I costi aumentano linearmente nei paesi ricchi ed esponenzialmente nei paesi a basso reddito. Sia quelli diretti che quelli indiretti. Quasi il 90% dei costi globali nel 2010 sono a carico dei paesi ricchi, circa il 70 % in Europa Occidentale e Nord America e meno dell’1 % da paesi a basso reddito, dove c’è una maggiore assistenza domiciliare non pagata. La differenza fra i paesi più ricchi e quelli più poveri è di circa 50 volte.

(continua)

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