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Della validità dei sondaggi tra i pazienti

Cosa vogliono davvero i pazienti.

Su Neurosal ho pubblicato  un post su un articolo del British Medical Journal in cui si affronta l’argomento della validità dei sondaggi eseguiti tra i pazienti. Molto interessanti le conclusioni: la discriminante tra le varie pratiche è evidenziata meglio dalle misure dell’esperienza dei pazienti piuttosto che da quelle del grado di soddisfazione.

In altri termini la qualità della prestazione viene determinata da come il paziente “vive” la prestazione stessa. Significativo, inoltre, che “il tempo di attesa per una visita” sia più sentito del “grado di soddisfazione generale” e che la “capacità di comunicazione” varia di più per differenze soggettive dei pazienti che non per differenze intrinseche dei medici.

Certo lo studio è stato condotto in Inghilterra, con altra organizzazione socio-sanitaria, ma la percezione è che molte considerazioni valgano anche in Italia. Per tutte le liste di attesa. Lo sostengo da tempo,  spesso inascoltato o addirittura criticato, la richiesta di aiuto che si esprime attraverso la richiesta di visita, indagine strumentale o quant’altro deve essere ascoltata ed accolta in tempo utile.

A presto un mio post circa la recente intesa Stato-Regioni sulle liste d’attesa

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