Nel gergo politico il decreto di fine anno viene definito milleproroghe. Nata come misura eccezionale è entrata nell’uso del Governo per “appianare” quelle situazioni altrimenti non contemplate dallo strumento di programmazione economica. Anche quest’anno la storia si è ripetuta e il Consiglio dei Ministri ha presentato, nella seduta del 21 dicembre, il provvedimento nel quale, tra l’altro:
- sono state inserite le risorse per finanziare il 5 per mille nel 2011. In origine ridotto da 400 a 100 milioni, adesso sono stati stanziati i trecento milioni necessari. Il decreto recita “le risorse complessive destinate alla liquidazione della quota del 5 per mille per l’anno 2011 sono quantificate nell’importo di euro 400 milioni, di cui una quota pari a 100 milioni andrà agli interventi per la sclerosi amiotrofica (SLA) per ricerca e assistenza domiciliare dei malati”. Recuperare fondi era indispensabile. Resta l’amaro in bocca nel vedere coe i finanziamenti per una gravissima malattia siano stati “spaciati” per finanziamenti all’intero fondo del 5 per mille. I milioni per le asociazioni sono trecento, non quattrocento come vorrebbero far credere, Inoltre la legge del 5 per mille in tutt’Europa, tranne che in Italia, è finalizzata al volontariato, non alla ricerca, agli enti pubblici e quant’altri attualmente accedono al beneficio.
- Approvata anche la misura che stanzia le risorse necessarie per le borse di studio per i ricercatori degli atenei. Triste constatare che giovani e bravi ricercatori con aspettativa di vita lavorativa misurabile in decenni debbano anno per anno i fondi per consentire la sopravvivenza loro e degli studi in corso.
- Prorogata, infine, di un anno l’intramoenia allargata, la possibilità per i medici di esercitare la libera professione anche al di fuori di appositi spazi interni agli ospedali pubblici. Da medico ospedaliero in intramoenia allargata: possibile mai che in dieci anni non si è riusciti a realizzare nulla? Una vera intramoenia con spazi adeguati e personale di supporto dedicato consentirebbe un salto di livello notevole, con incremento della professionalità e miglioramento dell’offerta. La continuità assistenziale dell’offerta pubblica passa anche attraverso l’unitarietà dello spazio dell’azione medica. Fino a quando il paziente andrà in posti diversi dall’Ospedale, che pure gli consente di ricevere parte consistente e significativa dell’assistenza, penserà sempre che si tratti di prestazioni separate. Invece se un dato medico riesce a fornire una data prestazione è anche, e soprattutto, “merito” del fatto che l’Ospedale gli ofre una posibilità di azione e di crescita professionale altrimenti impossibile. Al tempo stesso se lo stesso medico viene messo in condizione di agire in un continuum spazio-temporale ospedale-orario di servizio-attività libero-professionale maturerà un maggior senso di appartenenza e una maggiore consapevolezza del suo essere parte di un’Azienda.