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La stretta di mano: meglio evitarla, soprattutto in ospedale

Stretta di mano

Il saluto in ospedale: alternative alla stretta di mano

Ci sono abitudini sociali inveterate, addirittura obbligatorie, pena l’esclusione o altre conseguenze, anche drammatiche. Darsi la mano ha radici antiche e a poco serve la considerazione che, soprattutto in contesti quale quello ospedaliero, è una potenziale fonte di infezioni. La stretta di mano rappresenta un costume sociale profondamente radicata. All’argomento viene dedicato una articolo su JAMA (link) dall’eloquente titolo “Banning the Handshake From the Health Care Setting“. In esso, considerato che la prevenzione delle malattie richiede approcci innovativi, pratici e fiscalmente prudenti, si sottolinea come vada regolamentata la limitazione della stretta di mano nel contesto di cura della salute, in uno con i più solidi programmi di igiene delle mani. Gli autori affermano che tale comportamento potrebbe potenzialmente diminuire l’onere clinico ed economico associato alle infezioni nosocomiali e la resistenza antimicrobica. Al tempo stesso andrebbe promossa l’adozione di un gesto di saluto alternativo. Certo sarà difficile, soprattutto in considerazione dell’evoluzione storica della stretta di mano e del suo significato. Manufatti dell’antica Grecia indicano che la stretta di mano era iniziata come un gesto generale di pace, rivelando il proprio palmo aperto come simbolo di onestà e fiducia. L’abitudine e la tecnica di questo gesto si è evoluta nella forma moderna della stretta di mano, che rappresenta un simbolo internazionale di saluto, riconciliazione, rispetto, amicizia, pace, complimento, sportività o accordo formale. Oltre al suo significato interpersonale, la stretta di mano assume importanza commerciale o politica. In ambito sanitario, dove gli incontri del paziente comunemente iniziano e finiscono con una stretta di mano, la stretta di mano ha dimostrato di avere la capacità di migliorare la percezione di empatia del medico e la compassione. Strette di mano tra operatori sanitari e dei loro pazienti hanno un valore utile per confortare e calmare. Tuttavia, le mani degli operatori sanitari sono vettori di trasmissione di microrganismi e malattie. Le mani degli operatori sanitari son contaminate da agenti patogeni e fonte di continue trasmissioni interpersonali legate alle condizioni ambientali ed ai contatti con le altre persone contribuendo alla realizzazione della resistenza antimicrobica. E’ nozione consolidata che l’igiene delle mani è fondamentale per la prevenzione delle infezioni nosocomiali. Tutte le campagni di miglioramento delle condizioni di igiene delle mani sono state associate ad una diminuzione della colonizzazione batterica e dei tassi di infezione nosocomiali. Tuttavia, l’osservanza del personale sanitario con i programmi di igiene delle mani è in media del 40%, mentre pazienti e visitatori in ambito sanitario in genere non rispettano nessuna politica di igiene delle mani. Inoltre, gli sfregamenti a base di alcol, che hanno preso il posto del lavaggio delle mani in molti ambienti sanitari, hanno limitato l’attività contro alcuni agenti patogeni, compresi il Clostridium difficile. Infine, l’efficacia del lavaggio delle mani varia in relazione alla tecnica adottata e alla durata.  Tornando alla stretta di mano come agente di trasmissione di patogeni e malattie va tenuto conto che il suo rischio infettivo è stato descritto nella letteratura medica fin dal 20esimo secolo. Molteplici studi hanno dimostrato che la stretta di mano può trasmettere agenti patogeni, tra  questi il Clostridium difficile, frequente causa di diarrea in ambito sanitrio, le cui spore vengono trasmesse attraverso la stretta di mano. E’ stato anche evidenziato che la sopravvivenza dei batteri trasmessi attraverso la stretta di mano è maggiore di quella dei batteri nell’espettorato.  Viene da chiedersi perchè un dato così evidente non si trasformi in una pratica accettata e diffusa. Ancora una volta le motivazioni sono di carattere sociale. Un’abitudine accettata e di cui non si conosce appieno il rischio si auto mantiene e consolida con la ripetitività del gesto. Allora che fare? Un insegnamento viene dalla lotta contro il fumo. Sebbene il fenomeno assuma proporzioni differenti va considerato che la campagna sociale contro il vizio del fumo parte da molto lontano, da quando fu evidenziata e dimostrata la sua pericolosità negli anni ’60, per ottenere, nel 2014, una percentuale di fumatori pari al 18% della popolazione.  Il fumo era un costume culturale, profondamente radicato nelle situazioni sociali e la sua rimozione ha coinvolto, oltre ai formali divieti e regolamenti, la diffusione di informazioni, sforzi educativi, nonché lo sviluppo e la promozione di alternative efficaci, come la nicotina da masticare. Anche per la stretta di mano va pensato a qualcosa di simile. Il saluto ha un ruolo sociale e culturale profondo e pervasivo, ogni tentativo di limitare la stretta di mano nelle strutture sanitarie dovrebbe considerare pratiche alternative, insieme a vasti programmi educativi e un’adeguata segnaletica. Basterebbe adottare uno dei gesti alternativi già diffusi in tutto il mondo. L’agitare la mano, mettere la mano sul cuore, il gesto yoga Namaste ed altri sono gesti di facile adozione che potrebbero rapidamente sostituire la stretta di mano con un adeguata promozione attraverso i media e i programmi educativi.

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