La RMN nel Parkinson
In un articolo pubblicato su Radiology (link) viene descritto l’utilizzo della RMN nel Parkinson. Si tratta di un articolo elaborato in Italia, utilizzando un’apparecchiatura a 7 Tesla (nella pratica clinica si dispone di apparecchi tra 0,5 e 1,5 Tesla), in grado di evidenziare eventuali minimi alterazioni, altrimenti non evidenti. Come prima operazione gli studiosi hanno valutato l’anatomia della substantia nigra (SN) in soggetti sani dopo di che hanno definito in modo prospettico l’accuratezza di 7-T RM nel distinguere, caso per caso, i pazienti con malattia di Parkinson rispetto agli individui sani. Il protocollo RM 7-T è stato approvato dal Ministero della Salute italiano e dal competente Comitato Etico Locale. L’anatomia della Substantia Nigra è stata descritta ex vivo su un campione di cervello lordi utilizzando scansioni in densità protonica ad alta risoluzione (spin echo) e gradient-recalled-eco (GRE). L’anatomia della Substantia Nigra è stata valutata due volte da due osservatori in cieco in 13 soggetti sani (età media 54,7 anni) e in 17 pazienti con malattia di Parkinson (età media 56,9 anni). Sono state quindi descritte le deviazioni dal normale aspetto della Sostanza Nera ed è stata calcolata l’accuratezza diagnostica e l’accordo intra ed inter esaminatore per la diagnosi di malattia di Parkinson. Si è osservato che la RMN a 7 Tesla nelle ricostruzioni tridimensionali mostra un’organizzazione a tre strati della SN permettendo ai refertatori di distinguere la pars compacta ventralis e dorsale dalla pars reticulata. L’architettura anormale del SN ha consentito una discriminazione tra pazienti PD e soggetti sani con sensibilità e specificità del 100% e del 96,2% (range 92,3% -100%), rispettivamente. L’accordo intraosservatore (κ = 1) e l’ accordo tra osservatori (κ = 0,932) erano eccellenti. In conclusione la RMN a 7-T permette una caratterizzazione precisa del SN e la visualizzazione della sua organizzazione interna. Le immagini in multiecho tridimensionali possono essere utilizzati per differenziare accuratamente soggetti sani di pazienti PD, fornendo una nuova opportunità diagnostica