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Psicologo ospedaliero: impossibile farne a meno

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Una risorsa insostituibile: lo psicologo ospedaliero

Il recente decreto sugli standard ospedalieri ha letteralmente tagliato fuori la figura dello psicologo ospedaliero. La misura è da ritenere quanto meno inopportuna, per certo dannosa. Non solo e non tanto per la professionalità dello psicologo ma soprattutto per le inevitabili conseguenze negative sui pazienti. Una figura, quello dello psicologo ospedaliero, già di per se sottodimensionata rispetto alle reali esigenze (in Italia si contano circa mille psicologi di ruolo ed altrettanti con contratti a termine finanziati da associazioni di malati). Ancor più sconcertante la mancata risposta del Ministero della Salute alle proteste del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, delle società scientifiche del settore e delle associazioni di pazienti. Allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema è stata lanciata la petizione “non cancelliamo la psicologia negli ospedali” (link) nella quale si legge “disporre di un sostegno psicologico per molti pazienti e per i loro familiari può essere davvero importante, e questo è vero anche per il personale ospedaliero. Lo psicologo ospedaliero può aiutare medici ed infermieri a gestire lo stress ed a relazionarsi meglio con gli utenti. Lo psicologo ospedaliero può promuovere una maggiore e positiva integrazione in diversi aspetti della cura: tra mente e corpo, tra paziente ed operatori, tra cura e relazione, tra aiutare e fornire strumenti di auto-aiuto, tra momenti “riparativi” e occasioni di promozione della salute. Le evidenze mostrano come la psicologia in ospedale sia una risorsa etica e di efficacia, possa contribuire in modo significativo a fare dell’ospedale un luogo più umano e a misura di persona, ad aumentare l’appropriatezza e l’integrazione delle cure, nonché la soddisfazione dell’utente. Inoltre, non si può pensare di dare una risposta di cura soltanto di tipo psichiatrico o farmacologico, perché ciò che sta intorno al malato è una serie di situazioni critiche e problemi articolati e diversi e, nella maggior parte dei casi, non affrontabili efficacemente con un farmaco. C’è inoltre un dato economico importante in tempi di crisi: le attività psicologiche si ripagano con la riduzione dei costi sanitari che comportano, generando ulteriori risparmi per le persone ed il Sistema Sanitario”.  In un’epoca caratterizzata dalla progressiva “disumanizzazione” della persona, con riguardo esclusivo al contenimento della spesa, in condizioni di progressivo impoverimento della popolazione ed aumento dello stress personale per pazienti, caregiver ed operatori professionali lo psicologo assume un ruolo centrale nella difesa del malato come persona, aiutandolo negli aspetti comunicativi e relazionali ed incidendo in maniera positiva negli aspetti terapeutici.  Per non parlare di come lo stress non trattato aumenti i tempi di recupero di varie malattie ed incida anche sul personale che, sottoposto a stress, aumenta la possibilità di errori e quindi di azioni giudiziarie.

 

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