Mentre in Italia si continua a dibattere sulle direttive anticipate, magari partorendo leggi che non mostrano di aver ben compreso i termini della questione, il mondo scientifico, e non, internazionale affronta aspetti pragmatici della questione. Come ad esempio nell’articolo (link) pubblicato dal Journal of American Geriatrics Society dove un gruppo olandese ha voluto valutare se e come le direttive anticipate di eutanasia influenzano il trattamento dei residenti in case di cura olandese. Allo scopo sono stati intervistati geriatri e familiari di persone con demenza che avevano compilata una direttiva anticipata di eutanasia. In totale 434 geriatri hanno compilato la parte generale di un questionario e 110 medici hanno fornito la storia clinica. Il questionario conteneva domande generali sulle direttive anticipate di eutanasia in persone affette da demenza. Nella seconda parte venivano poste domande circa il caso più recente di una persona con demenza e una direttiva anticipata di eutanasia che era morta. Scopo dell’intervista era verificare l’aderenza alle direttive anticipate di eutanasia. Il risultato è stato che, nonostante le ampie concessioni della legge olandese, raramente sono state rispettate le direttive anticipate per l’eutanasia di persone con demenza, anche se sembrano avere un ruolo di supporto nel porre limitazioni ai trattamenti di sostegno vitale. I geriatri e i parenti sono riluttanti ad aderire alle direttive per l’eutanasia. Gli autori concludono che nei Paesi Bassi non c’è adesione alle direttive anticipate di eutanasia, nel caso di persone affette da demenza avanzata, e il loro ruolo nella pianificazione delle cure avanzate e di fine vita è limitata.
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