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Siamo quello che mangiamo

Siamo ciò che mangiamo: così il cibo modifica la nostra mente.

Siamo quel che mangiamo. Ma non tutti sanno che il cibo a sua volta modifica i nostri neuroni, le connessioni cerebrali, il modo di percepire il mondo e di interagire con gli alti. Sensazioni, emozioni, stati d’animo non sono concetti astratti ma attivazioni di zone del cervello ben precise. Un interessante articolo su Seedmagazine spiega in maniera dettagliata come i vari cibi possano modificare il comportamento umano. Banane e serotonina; patate, pomodori, melenzane e acetilcolina; fave e dopamina; latte, caseina e caso-morfina; noce moscata e miristicina sono solo alcune delle possibili interazioni del cibo. Ma c’è di più: se queste sostanza possono modificare in acuto alcune caratteristiche emotivo-comportamentali il regime alimentare seguito modifica in maniera sostanziale le modalità di attivazione delle varie zono del cervello, in particolare quelle legate all’emotività. In un recente lavoro, condotto con la risonanza magnetica funzionale, sono state le differenze tra vegetariani, vegani ed onnivori. Il lavoro è interessante: a tutti venivano mostrate scene con valenza affettiva negativa (violenza su persone od animali) alternate a scene di tipo neutrale e, contemporaneamente, veniva effettuata una risonanza magnetica nucleare funzionale. Le zone di cervello attivate nei diversi gruppi erano differenti, il che dimostrerebbe alcune nozioni già note, ad esempio l’aggressività ridotta nei vegetariani e più accentuata nei mangiatori di carni rosse. Le aree coinvolte sono la corteccia cingolata anteriore, il giro frontale inferiore, il giro linguale, il cuneo di destra, la corteccia cingolata posteriore e diverse altre aree localizzate nel lobo frontale. Tutte queste aree sono correlate all’empatia. Alla luce di questi dati appare giustificata l’affermazione che siamo ciò che mangiamo.

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