Due nuovi farmaci per l’Alzheimer, bapineuzumab e solanezumab, sono attesi in quest’anno. E’ quasi terminata la fase III e si spera che i risultati possano inaugurare una nuova era.
Il bapineuzumab è un anticorpo monoclonale umanizzato anti-beta amiloide. Il primo studio in fase II non ha riportato benefici all’ADAS-cog anche se un’analisi esplorativa ha suggerito qualche miglioramento nei portatori di APOE epsilon 4. Altri problemi sono derivati dalla presenza di edema vasogenico in 12 dei 124 pazienti (9,7%) trattati con Bapineuzumab (contro 0 di 110 con placebo). I sintomi comprendevano mal di testa, confusione, vomito e disturbi dell’andatura, che generalmente si è risolta nell’arco di diverse settimane; risultati della risonanza magnetica, come l’intensità del segnale ad alto contenuto di materia bianca, leptomeningi, o solchi e spesso associato a gonfiore e iperintensità girale corticale in T2, di solito risolto in circa un mese. Il follow up a lungo termine indica che il rischio di edema diminuisce dal 6,7% dopo le infusioni 1-3, al 2,7% per le infusioni 4-10. La causa è poco conosciuta, è stato suggerito che potrebbe verificarsi quando la beta amiloide depositata sulle pareti dei vasi sanguigni viene scissa si abbia anche un indebolimento temporaneo del vaso sanguigno. I risultati dello studio di fase III possono aiutare a chiarire il profilo di efficacia e sicurezza.
Anche il solanezumab è un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato anti-Abeta derivato dalla m266 MoAb che va a colpire il dominio centrale della beta amiloide. Uno studio preliminare riporta un sostanziale aumento nel plasma e nel liquor di beta amiloide legata e non legata e cambiamenti nei punteggi cognitivi. Non ci sono stati casi di meningoencefalite o edema.
Questi due agenti sono tra le molecole più promettenti in sviluppo. Tuttavia colpire la beta amiloide ha posto sfide significative nel passato. I test iniziali del vaccino AN1792 erano si efficaci ma il trattamento è stato interrotto quando il 6% dei pazienti ha sviluppato meningoencefalite. Semagacestat, che blocca le gamma-secretasi, inibendo così la proteolisi della proteina precursore dell’amiloide (APP) e la formazione di beta amiloide, fa peggiorare le performances cognitive.
Sono in fase II studi sull’EHT-0202, che stimola l’alfa-secretasi, e PBT-2, che inibisce l’aggregazione di beta amiloide.
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