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Un modello possibile di dipartimento per l’emergenza

Un interessante articolo su come si potrebbe organizzare il dipartimento di emergenza è stato di recente pubblicato sul British Medical Journal (link). L’emergenza medica è una problematica complessa, in espansione, capace di risucchiare una quantità smisurata di risorse umane, strumentali ed economiche. L’autore suggerisce, per l’Inghilterra,  che i dipartimenti di emergenza ospedaliera devono essere rimodellati entro i prossimi cinque anni per distinguere tra centri di emergenza più piccoli e quelli più grandi che dovrebbero curare i pazienti con più gravi esigenze. Viene altresì proposta una maggiore integrazione con il territorio al fine di garantire una migliore assistenza in relazione alle problematiche reali della persona.  Interessanti le repliche (link) “Il pubblico ha bisogno di essere rieducato ……  Si ricorda che l’educazione non è così facile. Senza mancare di rispetto ai pazienti, di cui io sono uno, la pletora di servizi è così confuso che un paziente, forse in uno stato di panico, sarà non sa quale numero di telefono dovrebbe comporre. In secondo luogo, i servizi sono chiusi o trasferiti o riconfigurati, la confusione viene ancor più confusa. In terzo luogo, le prime fasi di una grave malattia possono presentarsi come un brutto attacco di influenza”. E ancora,  “come la sanità diventa sempre più insostenibile per una popolazione che invecchia con l’aumento delle malattie, solo un’azione di disturbo con una corretta educazione sarà sufficiente. Una strategia sanitaria comunitaria pienamente coordinata con i servizi ambulatoriali e ben tenuta vicino alle case dei pazienti farà la differenza, ma il viaggio verso questa destinazione sarà difficile in quanto comporterà la chiusura degli ospedali e la riconfigurazione di molti servizi. Questo è un primo passo molto positivo, ma non deve essere compromessa da scarsa istruzione”. In pratica gli stessi problemi dell’Italia.

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