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Ospedali pubblici e privati

L’annuale riunione dell’ospealità privata, tenutasi a Roma nei giorni scorsi, è stata accompagnata dalla presentazione del Rapporto “Ospedali e Salute 2011” dal quale si evince, tralaltro, che gli ospedali pubblici hanno un’elevata quota di inefficienza ricevendo un finanziamento più alto del valore delle prestazioni che erogano: oltre il 29% del fabbisogno pari a circa 13 miliardi di euro l’anno. Agli ospedali privati convenzionati e alle case di cura private accreditate, che rappresentano il 45% del totale degli istituti di cura italiani e che ospitano il 21% dei 220mila posti letto per degenza ordinaria di cui dispone il Servizio sanitario nazionale, vanno poco meno di 9 miliardi di euro. Nelle more dell’esigenza di un’analisi approfondita del dato vale la pena ricordare che le funzioni e le competenze dell’Ospedale pubblico sono di gran lunga superiori di numero e con l’obbligo delle prestazioni d’urgenza, di rado fornite dai privati e che spesso gli organici di “prima linea”, medici ed infermieri, sono sottodimensionati nel privato (per quanto quest’ultimo dato si sta riallineando in basso per il mancato turnover.
Il Veneto si distingue per costo dei posti letto tra i più contenuti, elevata complessità delle prestazioni, alto indice di attrazione di pazienti provenienti da altre regioni e tasso di ospedalizzazione contenuto e sorpassa la Lombardia che perde il primato; il Lazio emerge per l’elevato tasso di inefficienza dovuto al più alto costo in assoluto per posto letto, eccessivo tasso di ospedalizzazione e complessità delle prestazioni medie; la Calabria, infine, registra un costo per posto letto medio-basso, un indicatore di invecchiamento basso così come l’indice di complessità delle prestazioni.

Intanto all’orizzonte si profila la “nuova frontiera” delle strutture accreditate. A quesito specifico il 68,9% risponde “in un quadro di scarsità di risorse pubbliche bisogna allargare le prestazioni ospedaliere verso funzioni e servizi che le strutture pubbliche non possono o non vogliono svolgere ma che i cittadini richiedono in maniera crescente (riabilitazione, protesica, ma anche assistenza integrativa sul territorio per gli anziani e per i pazienti che vivono da soli”. CHi vivrà vedrà

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