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Io e il coronavirus (4): l’app Immuni

Immuni o infetti?

La legittima preoccupazione di controllo della diffusione del virus ci trova tutti consenzienti e disponibili ad una limitazione personale, purchè limitata nel tempo, dei movimenti e al controllo dei possibili contatti a rischio.

Lo strumento da più parti ritenuto idoneo è l’app che ci avvisa di un possibile contatto ravvicinato con persone che potrebbero contagiarci.

Come spesso accade ai buoni principi seguono realizzazioni pratiche che lasciano molti dubbi è perplessità.

Così succede per l’app Immuni che a breve (!) dovrebbe essere disponibile . Annunciata qualche giorno fa restano da chiarire molte cose.

Il Copasir ha inviato un’indagine preventiva nel timore di intrusioni informatiche, il che è quanto dire.

La società che svilupperà l’app, sia pure a gratis, è composta da persone che sostengono Beppe Sala, dai figli di Berlusconi, dal renziano Davide Serra e da Luca Foresti già partecipante alla Leopolda.

Immuni è stata scelta senza comparazioni con altre applicazioni e senza aver potuto provare una versione preliminare.

Apple e Google hanno già manifestato le loro perplessità circa il fatto che “i dati andranno su un server centrale e non resteranno, come vogliono i giganti del web per tutelare la privacy degli utenti, sui telefoni ma saranno inviati a un server”. Anche se gli sviluppatori e il governo si sono affrettati a chiarire che nessuna informazione verrà trattata per fini diversi da quelli previsti.

In molti si stanno suggestionando nell’affermare “per la salute si può anche delegare per un pò alla privacy”. Non è cosi. Il problema è che lo stato di salute di ognuno di noi rientra nei dati “super-sensibili”. Metterli a disposizione di non si sa chi e come li gestirà è una grave menomazione della libertà individuale.

Ho letto pure di certi sostenitori dei Visitors (ricordate la serie televisiva, dove c’erano masse esultanti a quanti stavano per sbranarli?) che argomentano avete il cellulare pieno di app, geolocalizzazione, etc. per cui si sa tutto di voi e adesso che dobbiamo salvaguardare la salute di tutti vi ponete il problema?

Si, io ho tutte le funzioni attivate, posso sapere dove stavo il 23 aprile del 2019, 2018 e così via, dove ho scattato le foto che ho in archivio, stocard mi dice che sto davanti ad un negozio di cui ho la scheda fedeltà e se voglio entro e faccio (facevo fino al mese scorso) un acquisto ed altre app ancora.

Ma il mio cellulare ignora il mio orientamento politico, religioso, sessuale, razziale e lo stato di salute e non potrà mai discriminarmi. Se ci provasse ho ancora dei vecchi cellulari solo voce ed SMS.

E non siamo nemmeno in Cina, stato totalitario, nè in Corea e Giappone con diversa organizzazione sociale e legislativa.

Infine cosà accadrà a chi non possiede uno smartphone o non vuole scaricare l’app? In un primo momento erano previste delle limitazioni per chi non l’avesse attiva, poi c’è stata una smentita, ma in questa situazione di non univocità di intenti, comportamenti e dichiarazioni tutto lascia pensare che potranno di nuovo renderla obbligatoria.

Purtroppo il mio, il nostro parere non conta nulla. Possiamo solo decidere se accettare o meno di installarla.

Tanto se il positivo, passando per strada, ha starnutito sulla maniglia della mia auto parcheggiata ed io la vado a prendere dopo un’ora (tempo in cui il virus è ancora attivo) e aprendo la portiera mi prendo un pò di carica virale e poi mi tocco la faccia posso contagiarmi a prescindere dall’app che, funzionando con il bluetooth e non con la geolocalizzazione, non mi consentirà di sapere come, quando e dove mi sono infettato.

Problemi tecnici, problemi di privacy, problemi di trasparenza nelle procedure. Se è vero, ne sono convinto, che la possibilità di tracciare le situazioni a rischio (leggi positivi noti) servirà a tutti noi, per il bene nostro, dei nostri cari e di tutta la popolazione è altrettanto vero che l’app deve avere dei requisiti che Immuni non sembra possedere.

Il consiglio vincente è sempre e comunque mascherina, lavarsi bene le mani, non toccarsi il viso, evitare luoghi affollati e, per i credenti, pregare.

 

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