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Il dottore e l’infermiera.

Al di là delle facili, e spesso stupide, battute il medico e l’infermiera sono elementi fondamentali dell’assistenza sanitaria. Pubblica o privata. La realtà diffusa è che spesso questo rapporto sia ancora tutto da costruire. Sia a livello di sistema relazionale, che di attribuzione dei ruoli, che di scenario (ospedale, territorio, ambulatori) nel quale l’agire professionale si svolge.

Alla base di tutto c’è la definizione univoca e condivisa di quelle che sono le competenze, del coordinamento degli interventi e della priorità dei bisogni della popolazione rispetto a tante occasioni, grandi e piccole, dove sembra prevalere la rivendicazione corporativa.

Il Piano Sanitario Nazionale reitera sempre l’assunto fondamentale del diritto degli assistiti di ricevere assistenza sanitaria “multidisciplinare” in tempo utile, sia esso in ospedale che sul territorio. L’infermiere moderno è una persona che ha competenze e culture che gli consentono autonomia operative e che, con il DM Sanità n.739 del 14 settembre 2004, ha visto allargarsi il proprio “mansionario” acquisendo molteplici ruoli. Vediamoli:

  • è l’operatore sanitario responsabile dell’assistenza generale infermieristica;
  • partecipa all’identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività;
  • identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività;
  • formula gli obiettivi di assistenza infermieristica;
  • pianifica, gestisce e attua l‘intervento assistenziale infermieristico;
  • valuta l’intervento assistenziale infermieristico;
  • collabora con il restante personale;
  • si avvale, quando necessario, del personale di supporto affidatogli;
  • garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche.

Non è poco. E’ un onere gravoso ma di grande dignità e responsabilità. L’infermiere non è più subalterno al medico (purtroppo anche di recente ho sentito, rabbrividendo, il termine “sottoposti), bensì è un collaboratore fondamentale per consentire al meglio anche lo svolgimento del ruolo del medico, concentrato sulla formulazione della diagnosi e della terapia.

L’attuazione di un lavoro d’equipe richiede una reciproca conoscenza e definizione dei ruoli, fondata prima sui riferimenti normativi e poi su una comunicazione efficace. La regolamentazione dell’argomento resta di competenza dell’autorità centrale mentre Regioni e ASL possono favorire l’integrazione tra il lavoro del medico e dell’infermiere con protocolli rispettosi dei ruoli e che definiscano efficaci modalità di interazione nei complessi processi di cura multidisciplinari.

Un’altra figura essenziale è spesso misconosciuta è quella del personale ausiliario qualificato. Allo stato, soprattutto sul territorio, il compito viene svolto dalle cooperative. Il personale impiegato, spesso sottopagato, appena può migra verso aziende del SSN che offrono migliori retribuzioni. Si realizza così un fenomeno paradossale: nelle case di riposo dove sono concentrati gli anziani più fagili c’è personale meno qualificato ed esperto.

Sono questi gli elementi principali su cui bisogna lavorare per migliorare efficienza ed efficacia delle prestazioni sanitarie.

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