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Dicono di noi

Interessante inchiesta pubblicata il 31 luglio su Il Fatto dal titolo Spending review sulla salute (quando il medico sbaglia e quando subisce di tutto)
I risparmi imposti dal governo Monti al sistema sanitario nazionale sono la cornice in cui si iscrivono, uno dopo l’altro, i casi più recenti di malasanità.
Partiamo da un presupposto: secondo un’indagine condotta nel 2011 sui “Punti nascita” dalla commissione parlamentare d’inchiesta sugli Errori sanitari, che ha coinvolto 90 Procure, il numero complessivo dei procedimenti per lesioni colpose era di 53.741, di cui 901 a carico di personale sanitario. Ebbene di questi, dice l’indagine, il 98,8 per cento si è concluso con un’assoluzione. Allarmismo mediatico o mala-giustizia? Non sta a noi rispondere. Quello che è certo, però, è che le cronache sono ricche di episodi di presunta malasanità, dalle cure sbagliate agli scambi di sacche di sangue, dai sondini invertiti alle infezioni in sala operatoria. È di due giorni fa la notizia della morte di un ragazzo di 19 anni, affetto da diabete giovanile, al Policlinico dell’Università Federico II di Napoli. Secondo i suoi familiari, gli sarebbe stata somministrata un’iper-infusione di terapia. Oppure, nelle scorse settimane, la vicenda terribile di Marcus, il neonato romano cui sarebbero stati invertiti i sondini in incubatrice. O, ancora, l’uomo deceduto al Careggi di Firenze per una trasfusione sbagliata. Ma le cronache degli ultimi mesi sono pieni di storie come queste.
TORRE ANNUNZIATA (NA): il 26 aprile 2012 il primario e un’ostetrica del reparto di Ginecologia di Boscotrecase finiscono agli arresti domiciliari (per un altro ginecologo scatta l’obbligo di dimora). Un neonato è morto pochi giorni dopo il parto e la famiglia sospetta che a causarne il decesso siano state manovre ritenute dagli inquirenti “improprie”. Secondo la polizia, inoltre, il primario avrebbe distrutto la cartella clinica originale per produrne una nella quale quelle manovre non compaiono. PISTOIA: il 6 aprile 2012 il Movimento difesa del cittadino rende nota una storia del 2006, per la quale una signora non riesce ancora ad avere giustizia. Entrata in ospedale per operarsi di alluce valgo, ne è uscita con una gamba sola: per un’infezione contratta in sala operatoria, altri medici sono stati costretti ad amputarle l’arto.
PALERMO: il 7 dicembre 2011 una donna di 34 anni muore dopo che le è stata somministrata una dose di chemioterapia dieci volte superiore a quella prescritta. La paziente è affetta da morbo di Hodgkin: nelle sue vene sono finiti 90 milligrammi anziché 9 di Vinblastina. Durante la seduta, si sente male e vomita, ma la mandano a casa lo stesso. “I medici ci hanno chiamati per sapere come stava e il giorno dopo hanno detto che era solo una gastrite – racconta poi la madre -. Se avessero ammesso subito l’errore, forse mia figlia sarebbe ancora qui”.
PALERMO: in Sicilia avvengono anche i miracoli. Il 29 settembre 2011 un turista romano in vacanza a Taormina si reca in ospedale. È stato investito da un’auto, gli viene riscontrata una distorsione e viene dimesso con una prognosi di 10 giorni. E però – lo scopre in seguito – sulla sua cartella clinica qualcuno ha scritto: “II paziente è giunto cadavere”.
ROMA: il 13 settembre 2011 una donna si reca al Policlinico Gemelli di Roma perché la sua gravidanza è scaduta da due settimane, ma i medici la rimandano a casa. Quella stessa notte la signora ha avuto le doglie e, tornata in ospedale, ha partorito una bimba morta. Il Gemelli è al centro anche della bufera sui casi di tubercolosi proprio tra neonati.
LAMEZIA TERME (CZ): il 28 febbraio 2011 la Procura apre un’inchiesta sulla morte di una bambina di 9 anni, avvenuta dopo una tonsillectomia. La piccola, mandata a casa due giorni dopo l’intervento, si è sentita male ed è tornata in ospedale. Ma fi i medici hanno rassicurato la madre, senza trattenere la bambina che, la notte stessa, è morta. Nel 2003 suo padre era deceduto per un presunto caso di malasanità.
CASSINO (FR): il 5 febbraio 2011 una donna di 56 anni muore per un infarto dopo “aver trascorso – a detta dei figli che hanno sporto denuncia – otto ore in pronto soccorso, cercando di convincere i medici a fare qualcosa”. La Procura e la commissione parlamentare aprono un’inchiesta, nonostante la difesa del primario: non era “attesa”, ma “ore di trattamento”.
CREMA (MI): il 10 gennaio 2011 il Tribunale condanna l’o- spedale a risarcire, con 500mila euro in tutto, un pensionato di 62 anni e sua moglie. L’uomo nel 2006 aveva ricevuto una diagnosi per “rinopatia ipertrofica con sinusopatia secondaria”. Otto mesi dopo, il vero responso: carcinoma indifferenziato del rinofaringe, già in atto al momento del primo esame.
CATANIA: il primo giugno 2010 un architetto di 43 anni entra in coma dopo la rimozione di due punti di sutura metallici che gli erano stati messi per l’estrazione della radice di un dente. “Dopo sei mesi di terapia, nell’ospedale di Cefalù – denuncia la moglie – mio marito riporta una piaga sacrale di quarto stadio”.

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