La notizia è di quelle epocali per le prospettive future. Un team di ricercatori americani è riuscito a riprodurre in laboratorio le cellule alterate della forma di Parkinson da parkina, responsabile di circa la metà dei casi familiari e del 15-20% dei casi sporadici ad esordio giovanile. Allo scopo è stata utilizzata la tecnologia IPSC (Induced Pluripotent Stem Cells). Questo approccio è già stato utilizzato per generare modelli cellulari per diverse patologie neurologiche: sclerosi laterale amiotrofica, Parkinson sporadico, atrofia muscolare spinale e disautonomia familiare. Nello studio, pubblicato su Nature Communications (link) è stata ricavata una serie di linee IPSC da un paziente parkinsoniano con triplicazione del locus α-sinucleina e da un parente di primo grado sano. Gli autori sostengono l’importanza potenziale dell’utilizzo in vitro di neuroni dopaminergici umani come modello per studiare la patogenesi della malattia di Parkinson.
L’importanza fondamentale dell’articolo sta nel fatto che per la prima volta si è riusciti ad ottenere una linea cellulare pura e con le caratteristiche dei neuroni che ammalano di Parkinson. Poterli avere al di fuori del complesso contesto circuitale cerebrale dovrebbe consentire tutta una serie di osservazioni intese a comprendere non solo la patogenesi della malattia ma anche eventuali futuri trattamenti.