E’ quanto sembra emergere dall’ultimo aggiornamento del DSM il manuale diagnostico statistico giunto alla quinta edizione. Nato per distinguere il normale dal patologico, problematica davvero difficile in psichiatria, priva come è di indagini diagnostiche strumentali o di laboratorio viene sottoposto a continue ridefinizioni soprattutto per alcune manifestazioni psichiche ancora controverse: ipersessualità e sindrome da alienazione parentale sono solo le più recenti ma non si possono trascurare condizioni quali la depressione ansiosa e il disturbo di elaborazione sensoriale o la sindrome di Asperger che rientra nell’ambito più ampio delle sindromi autistiche. Adesso è il turno di manifestazioni ampie, complesse e variabili quali il lutto, il disturbo alimentare ed altre non meno importanti e, fra queste, l’allargamento dell’ADHD anche agli adulti. Per non parlare di vere e proprie “invenzioni” quali la sindrome psicotica attenuata, il disturbo da uso di videogiochi, i comportamenti autolesionistici non suicidarie. Inevitabile l’allargamento delle diagnosi e l’aumento di prescrizioni anche a chi malato non è. Per non parlare delle conseguenze sociali, della distrazione di fondi pubblici e degli effetti collaterali dei farmaci, sia acuti che cronici. Devvero cose da matti.
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