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Rapporto OsMed – farmaci del sistema nervoso

La lettura del rapporto OsMed – AIFA sul consumo dei farmaci in Italia nel periodo gennaio-settembre 2013 evidenzia che le molecole attive sul sistema nervoso centrale sono la quinta categoria terapeutica a maggior spesa pubblica con 24,6 euro pro capite per un totale di circa 1,5 miliardi di euro. Concorrono alla spesa sia l’assistenza farmaceutica convenzionata (17,6 euro pro capite), che l’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche (7,0 euro pro capite).  Rispetto al 2012 la spesa dei farmaci per il sistema nervoso centrale ha registrato una flessione del ­3,0% in conseguenza dalla combinazione di una crescita del 2,2% delle quantità consumate e di un calo dei prezzi (­6,9%).
L’analisi delle sottocategorie evidenzia che gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono i farmaci più frequentemente utilizzati (28,1 DDD/1000 ab die) e a maggiore spesa convenzionata (3,6 euro pro capite), seguita dagli altri antiepilettici (3,1 euro pro capite), categoria che comprende il topiramato, levetiracetam, gabapentin, pregabalin, lamotrigina, etc.). Sul versante dell’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche, la categoria degli ane­stetici locali è quella che si associa al maggior consumo, mentre la categoria relativa agli antipsicotici (in particolare quelli più recenti aripiprazolo, paliperidone, etc.) è quella associata alla maggiore spesa. Escitalopram, pregabalin e duloxetina sono i primi 3 principi attivi che agiscono sul sistema nervoso compresi tra i primi 30 a maggiore incidenza sulla spesa farmaceutica convenzionata.  La quetiapina e l’aripiprazolo sono gli unici principi attivi a risultare compresi tra i primi 30 a maggior in­cidenza sulla spesa dei medicinali erogati in distribuzione diretta e per conto. Il sevoflurano si colloca al trentesimo posto tra i primi 30 principi attivi a maggior incidenza sulla spesa dei medicinali consumati in ambito ospedaliero. Di rilievo il dato relativo alla categoria dei farmaci antidolorifici ad azione centrale con rilevanti incrementi del consumo rispetto al 2012, sia degli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, idromorfone, oxi­ codone e codeina in associazione), sia degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo).  Infine tutti gli indicatori evidenziano ampi spazi di miglioramento dell’appropriatezza d’uso degli antidepressivi nella pratica clinica quotidiana. Nel 2013 in Italia il 41,6% dei pazienti è risultato aderente ai trattamenti antidepressivi, in lieve riduzione rispetto all’anno precedente. Anche se va detto, come anche descritto in un precedente post (link) che appare molto singolare il dato che la popolazione di pazienti “depressi” è aumentata in maniera significativa subito dopo l’introduzione degli SSRI, farmaci non esenti da rischi e che, con gli altri psicofarmaci, penalizza in maniera significativa il rapporto medico paziente.

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