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Neurologia

Metodo Montessori nell’Alzheimer

Il detto che “i vecchi tornano bambini” sembra prendere una valenza tutta particolare nell’applicazione del metodo Montessori alle persone con Alzheimer.
Sviluppato originariamente per i bambini nei primi anni del 1900 dalla psichiatra italiana Maria Montessori, l’omonimo metodo è stato adattato per gli anziani affetti da morbo di Alzheimer o patologie correlate dal neuropsicologo americano Cameron Camp. Attualmente viene utilizzato negli Stati Uniti e in circa venti nazioni al mondo, soprattutto in pazienti istituzionalizzati con disabilità cognitive allo scopo di riapprendere i gesti della vita quotidiana e per comunicare.
Il metodo Montessori è un metodo aperto di educazione basato su sei principi educativi di base: l’osservazione del bambino, lo sviluppo del bambino, l’attività svolta da lui stesso, l’adeguamento degli insegnanti e della classe alle capacità del bambino.
Secondo questo metodo gli anziani disorientati non sono irrecuperabili. L’approccio è molto positivo. L’anziano viene stimolato e sollecitato nella vita sociale, nel comportamento motorio, cognitivo ed emotivo intervenendo sulle abilità gestuale della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, mangiare, etc). Ciò allo scopo di riattivare gli automatismi che utilizzano la memoria a lungo termine. In sintesi, si lavora su ciò che resta.
In tal modo si aiuta la persona a riacquistare l’autonomia persa negli atti semplici della vita quotidiana, allo scopo di ripristinare la sua dignità e l’autostima. L’obiettivo terapeutico è la riduzione deficit cognitivo, fornendo soluzioni su misura per ogni persona.

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