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cronaca generale

L’uomo dell’anno

In questo mondo pieno di Unti del Signori, Predestinati, Eletti. Iosotutto, Leinonsachisonoio ci sono persone che in maniera del tutto naturale, come è giusto che sia, escono tutte le mattine di casa per lavorare e trovano, come se fosse una cosa normale, decine di persone in mare in procinto di annegare. Sarebbe facile abbandonarli al loro destino ma Costantino Baratta, 56enne di Lampedusa, ne salva undici. Bene fa l’Espresso a dedicargli la copertina e proclamandolo Uomo dell’Anno 2013. Bene faremmo tutti noi a seguirne l’esempio nelle piccole e grandi cose. Dell’altra faccia della medaglia, dei neoemergenti politici quarantenni, delle cooperative di assistenza gradite sia alla destra e alla sinistra che prendono 21.000 al giorno e maltrattano i migranti, meglio tacere. Preferiamo ascoltare le parole di Costantino Baratta in risposta alle motivazioni che hanno spinto lui e altri lampedusani a soccorrere i naufraghi: «non lo so, forse è una cosa innata che abbiamo sull’isola. O perché veniamo da generazioni di emigranti. Un senso di accoglienza lo abbiamo anche noi, essendo emigranti. Tutti i lampedusani hanno aiutato tutti». E cosa resta dentro dopo aver vissuto un naufragio dalla parte dei soccorritori? «Ognuno di noi la vive in modo diverso. Io per un mesetto rifiutavo di andare a lavorare. Parlavo sempre della tragedia. Ecco, forse è stato un bene parlarne. Ma tra i soccorritori c’è chi non ne vuole parlare assolutamente. Un altro, Domenico Colapinto, ho saputo che è in cura da uno psicologo perché non riesce più ad andare in mare a lavorare. Fa il pescatore. Gli ho scritto dei messaggi su Facebook, deve avere coraggio. La vita continua. Vedendo che con i ragazzi dopo due o tre giorni ci parli, vedi che stanno bene… L’unico rammarico che ho, insieme a Onder, è che quel giorno siamo usciti a pescare in ritardo. Penso sempre che se fossimo usciti mezz’ora prima avremmo salvato molta più gente. Perché noi eravamo quelli più agili avendo un fuoribordo, avendo uno scafo basso. Ogni tanto quando sono solo ci ripenso. Ogni tanto riguardo le immagini della tragedia».

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