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Salve il mio nome è

salve
Riusciranno i medici napoletani a trasferire in Italia l’iniziativa inglese che vede i colleghi d’Oltre Manica coinvolti nel tentativo di rendere più amichevole il rapporto medico paziente? Per adesso un hashtag su twitter ed una campagna stampa hanno lanciato l’idea. In Inghilterra la campagna è stata lanciata da Kate Granger che così scrive sul sito web di #hellomynameis (link) “Ciao, il mio nome è Kate Granger e sono la fondatrice della campagna #hellomynameis” Sono un medico, ma anche un paziente terminale di cancro. Recentemente sono stata ricoverata in ospedale come paziente, con una sepsi post-operatoria seguita ad una procedura di scambio stent. Durante il mio ricovero ho fatto alcune osservazioni sulla qualità della cure a me riservate. Forse la più brutta era che il personale nella maggior parte dei casi non si presentava. Un operatore sanitario sa tanto del paziente: il nome, i dati personali, le condizioni di salute e molto altro ancora. Ma cosa sanno degli operatori sanitari i pazienti? Spesso la risposta è assolutamente nulla, a volte nemmeno sanno i loro nomi. L’equilibrio di potere è unilaterale a favore delle professionista sanitario. Sono una forte sostenitrice della conoscenza dei nomi delle persone, come quota per costruire buoni rapporti di lavoro con tra pazienti e colleghi. Penso che sia il primo gradino nella scala di valori della cura. Così è nata l’idea di #hellomynameis. In questo modo ci si impegna a presentarsi ad ogni paziente. Si prega di condividere questa pagina con i professionisti sanitari il più possibile, e facciamo le cose migliori…”. In tempi di elevata problematicità economica, politica, sociale laddove la medicina e l’assistenza sociale assumono il ruolo di ammortizzatori e, troppo spesso, di parafulmini il tentativo di ritrovare le modalità operativa di un rapporto medico paziente fondato sul rispetto reciproco, la collaborazione e l’alleanza terapeutica è sicuramente benvenuto. Un salve è anche di buon augurio.

 

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