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Risparmi veri e presunti

 

Dalla Repubblica (link): “Ridurre i piccoli ospedali farebbe risparmiare poco più della metà dei 18mila posti letto che il ministero vuole eliminare. Gli altri si recupererebbero con tagli nelle strutture più grandi. L’idea è quella di passare da 4 letti ospedalieri ogni mille abitanti a 3,7, forse 3,6, cioè comunque di più di quanto chiesto dall’Unione europea, che detta un limite di 3,3 per mille. In questo caso le riduzioni sono più “orizzontali” ma non basterà togliere uno o due letti per reparto, un’operazione che alla fine non porta ad un risparmio. È necessario intervenire, ad esempio nei grandi ospedali, accorpando reparti simili e riducendo così gli spazi di degenza ma anche il numero dei primari e dei medici. Solo in questo modo si raggiunge un risparmio. Di quanti soldi? Al ministero stimano che la partita ospedali, tra taglio letti e strutture più piccole, possa fruttare circa 250 milioni di euro, quindi non una cifra particolarmente alta. Il provvedimento però vorrebbe anche portare ad una rete di assistenza più efficiente.

E’ proprio questa la partita importante da giocare. Rendere più efficiente la rete assistenziale. Il territorio, la rete ospedale territorio, i servizi di base devono recuperare le loro competenze. Anche qui vanno ridefiniti i ruoli, tagliati i “primariati” in eccesso e le sovrastrutture burocratizzanti che rallentano l’erogazione delle prestazioni e aumentano la spesa ed il disagio dei cittadini. Non ultimo il masssivo invecchiamento del personale medico. E’ noto da tempo che la classe “anni 50” fornisce un contributo di personale eccessivo sulla percentuale degli occupati. E’ una classe sempre più vecchia, spesso ammalata, sempre stanca e pertanto a rischio di errori. Al tempo stesso portatrice di un patrimonio di competenze ed esperienze che sarebbe sbagliato sprecare. Su questo si può e si deve lavorare.

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