Pubblicato su Lancet Neurology un articolo (link) sulle nuove tecniche di diagnostica per immagini nell’Alzheimer. É noto che l’ipotesi più accreditata sulla causa dell’Alzheimer é quella sulla deposizione di amiloide che provocherebbe gravi danni ai neuroni molti anni prima della comparsa della demenza attraverso una cascata di eventi. Questa ipotesi, tuttavia, non è stata ancora dimostrata negli esseri umani a causa delle possibilità molto limitate di diagnosticare la deposizione di amiloide in vivo, che fino a poco tempo richiedevano la biopsia del cervello o l’imaging PET. Di recente sono stati sviluppati traccianti per l’amiloide quali il flutemetamol, il florbetapir e il florbetaben marcati con F18. Questi marcatori sono attualmente in fase di test clinici formali per stabilire se possono essere usati per individuare con precisione l’amiloide ovvero per discriminare i pazienti con Alzheimer dai controlli normali e da quelli con altre malattie demetigene. Un ulteriore impiego potrebbe essere quello di biomarker per predire lo sviluppo di Alzheimer prima dell’insorgenza dela demenza e di valutare l’effetto delle terapie anti-amiloide.
I primi dati evidenziano che scansioni amiloide negativi indicano con un elevato livello di precisione l’assenza di Alzheimer, anche se volontari sani anziani possono avere scansioni per amiloide positive, per cui il loro valore predittivo come dato isolato non è ben chiaro.
In uno studio di fase 3 con flobetapir è stata riscontrata una stretta associazione tra riscontro di amiloide in vivo e reperti istopatologici post-mortem.
Gli studiosi ritengono che gli studi farmacologici condotti con agenti anti-amiloide dovrebbero prevedere anche la valutazione con i traccianti dell’amiloide come biomarcatori anche al fine di chiarire la relazione tra la rimozione di amiloide ed effetti clinici. La diffusione dell’utilizzo si questi traccianti per uso diagnostico consentirà studi longitudinali su larga scala per chiarire il loro potere diagnostico e prognostico in relazione all’età, ai fattori di rischio e ai sottotipi di Alzheimer.
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