Da tempo avevo organizzato un itinerario di visita delle Stazioni dell’Arte.
Nei giorni scorsi sono riuscito a realizzare, con piccole modifiche, il progetto e con questo post e quelli a seguire descriverò la mia personalissima esperienza.
Sono partito dalla stazione Toledo per raggiungere la Vanvitelli e da lì sono tornato a ritroso, a volte a piedi, visitando nell’ordine Quattro Giornate, Salvator Rosa, Materdei, Museo, Dante e ritorno a Toledo.
Anticipo subito le critiche, non tanto alle opere esposte quanto alla cura delle stazioni. Troppa immondizia, troppa incuria, scarsa manutenzione, alcuni passaggi chiusi (Monteoliveto e Salvator Rosa) e frequenza dei passaggi rarefatta con conseguente affollamento sui vagoni che mostrano evidenti i segni del tempo.
Veniamo alla descrizione che, ribadisco, è figlia della mia esperienza e di quanto mi è stato di pensare.
Se Freud ha teorizzato la discesa nel profondo ricorrendo all’analisi dei sogni, dei lapsus e delle libere associazioni io ho immaginato la discesa e la risalita dalle stazioni come un’esplorazione di vecchie e nuove emozioni, stati d’animo e riflessioni favorite dall’osservazione visiva e non dalle parole.
Mi piace credere che le nuove modalità di comunicazione visiva abbiano dato impulso alla comunicazione e proverò, pur ricorrendo, ahimè, ancora alle parole a trasmetterle a chi avrà la pazienza di seguirmi.
Dimenticavo un particolare non trascurabile. Bastano poche ore per visitare tutte le stazioni e il costo è davvero risibile: quello di un biglietto giornaliero, 3 euro e 50 centesimi.