Pubblicato su Archives of Neurology un articolo (link) sull’utilità dei marcatori liquorali nelle fasi precoci di Alzheimer. Gli autori hanno studiato 107 persone, sottoponendole al dosaggio di Ap 42, tau totale e fosfo-tau 181 (p-tau181) liquorali e a valutazione neuropsicologica e scale di valutazione clinica di deterioramento. Dopo un follow-up medio di 3 anni solo gli individui con livelli liquorali di Ap 42 correlabili con la deposizione di Ap nel cervello avevano anche elevati valori di p-tau 181 e riportavano un peggioramento significativo ai test di valutazione. Il risultao riproduce quanto osservato in precedenti studi. In particolare gli individui cognitivamente normali con valori liquorali di Ap 42 coerenti con la deposizione di Ap vanno incontro ad un declino significativo nel corso di 3-5 anni solo se mostrano anche altri valori di biomarcatori liquorali coerenti con una neurodegenerazione come misurato da p-tau, tau totale o con marker di infiammazione (YKL-40) o neurodegenerazione ( visinin-like protein 1) Non è chiaro se i risultati di tali biomarcatori siano generalizzabili, tuttavia questo studio è importante perché sono stati valutati nell’ambito di un grande multi studio (Alzheimer Disease Neuroimaging Initiative, e le misurazioni liquorali sono state effettuate in maniera standardizzata in un solo laboratorio.
L’utilizzo pratico è quello in individui altrimenti sani dai 55 agli 85 anni, in modo da consentire la selezione di circa il 20% di popolazione che soddisfa i criteri di presenza di deposizione di amiloide e neurodegenerazione anche per uno studio di prevenzione secondaria. Si tratta di una sfida importante per lo sviluppo di terapie per la malattia di Alzheimer (AD) e le malattie neurodegenerative stante il fatto che quando compaiono i primi segni e sintomi di malattia il cervello è già danneggiato.
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