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Marijuana e cervello: nuove conferme sulla sua utilità

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Marijuana terapeutica: pro e contro

Una revisione sistematica sull’efficacia e la sicurezza della marijuana medicinale in alcune malattie neurologiche selezionate è stata pubblicata su Neurology (link) a cura della sottocommissione per lo sviluppo delle linee guida dell’American Academy of Neurology. Gli esperti concludono che la marijuana medicinale può essere utile per il trattamento di alcuni sintomi della sclerosi multipla (SM), ma non sembra aiutare nella gestione  delle discinesie indotte da levodopa nella malattia di Parkinson (MdP), come pure le prove al momento sono insufficienti per trarre conclusioni sulla sua efficacia nella malattia di Huntington, la sindrome di Tourette, la distonia cervicale e l’epilessia. Gli autori sottolineano pure la necessità di ulteriori studi di alta qualità sull’efficacia a lungo termine e la sicurezza della marijuana medicinale nel trattamento delle malattie neurologiche.
I principali risultati dello studio sono stati:

  • l’estratto di cannabis orale è efficace nel trattamento della spasticità nella SM;
  • anche il dolore centrale o gli spasmi dolorosi, compreso il dolore legato alla spasticità ma non quello neuropatico, rispondono ai preparati a base di marijuana;
  • per la disfunzione urinaria nella sclerosi multipla, la marijuana è “probabilmente efficace” per la riduzione del numero di svuotamenti vescicali al giorno, mentre è “probabilmente inefficace” per i sintomi vescicali;
  • per il tremore correlato alla sclerosi multipla è “probabilmente inefficace”;
  • in altri disordini neurologici, la revisione suggerisce che la marijuana è “probabilmente inefficace” per le discinesie indotte da levodopa in pazienti con malattia di Parkinson;
  • infine, i cannabinoidi orali sono di “efficacia sconosciuta” nei sintomi non connessi alla corea di Huntington, nei tic legati alla sindrome di Tourette, nella distonia cervicale o nella frequenza delle crisi epilettiche.

Gli autori della revisione affermano che “i rischi e i benefici della marijuana medica devono essere valutati con attenzione.” Gli effetti avversi della marijuana, che sono stati segnalati in almeno 2 studi, includono nausea, stanchezza, aumento della debolezza, alterazioni del comportamento o cambiamenti di umore, pensieri suicidari, allucinazioni,  capogiri o sintomi vasovagali, svenimenti e sensazione di intossicazione. Ci sono state segnalazioni di convulsioni; in un caso, la crisi è stata seguita da polmonite da aspirazione fatale considerato “possibilmente correlata” al trattamento.  Non trascurabili gli effetti sull’umore e i pensieri suicidari soprattutto quando si tratta di farmaci utilizzati in pazienti portatori di una malattia neurologica come la sclerosi multipla o il Parkinson, di per sè caratterizzate da  un aumentato rischio di depressione e suicidio Gli studi condotti hanno dimostrato il rischio globale di gravi effetti psicologici in circa l’1% dei pazienti per cui l’utilizzo di marijuana medica dovrebbe essere riservato a quei casi in cui il trattamento standard non riesca a controllare i sintomi del paziente. Altro elemento non trascurabile è il fatto che i prodotti a base di marijuana utilizzati nelle sperimentazioni  sono generalmente rigorosamente controllati per assicurare un contenuto preciso e quantificabile dei vari componenti. La marijuana “di strada” non ha queste caratteristiche e può contenere anche altre sostanza che possono interagire in maniera negativa con le condizioni del paziente.
Per questa revisione sistematica gli Autori hanno esaminato gli studi condotti sulla marijuana nel trattamento dei sintomi di sclerosi multipla, epilessia e disturbi del movimento segnalati tra il 1948 e il novembre 2013. Dopo la classificazione degli studi, utilizzando lo schema di classificazione AAN, sono stati trovati 34 studi che hanno soddisfatto i criteri di inclusione. Di questi, otto sono stati classificati come classe I ed u tilizzati per la discussione.

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