Uno dei filoni più importanti nella ricerca delle malattie neurodegenerative, Alzheimer in testa, è l’individuazione di esami di laboratorio di semplice esecuzione, specifici e sensibili nell’individuare una determinata malattia e la sua evoluzione. Allo stato si ricorre principalmente alla diagnostica per immagini che risulta essere costosa, spesso problematica per la sue esecuzione e non praticabile in maniera estesa. In questo articolo pubblicato su Plos One (link) gli autori hanno effettuato un’analisi proteomica del plasma per identificare biomarcatori associati all’atrofia cerebrale nell’Alzheimer (AD). In precedenti lavori sono state identificate sette proteine del plasma che sono significativamente associate con il volume dell’ippocampo in una coorte combinata di soggetti con AD (n = 27) e MCI (N = 17). La scoperta scoperta è stata convalidata in questo lavoro in cui è stata esaminata un’ampia coorte di AD (N = 79), MCI (N = 88) e soggetti di controllo (n = 95). Le concentrazioni plasmatiche di cinque proteine, insieme con l’età e il sesso, spiegano oltre il 35% della variabilità del volume dell’intero cervello in pazienti con AD. Queste proteine sono componenti del complemento C3 e C3a, fattore I del complemento, γ-fibrinogeno e alfa-1-microglobulina. I risultati suggeriscono che queste proteine plasmatiche sono forti predittori in vivo di patologia. Inoltre, queste proteine sono coinvolte nella attivazione del complemento e della coagulazione, fornendo ulteriori prove per un ruolo intrinseco di queste vie nella patogenesi dell’Alzheimer.