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L’EEG: una nuova giovinezza nell’Alzheimer?

L’EEG correla con la gravità e la precocità di esordio della malattia di Alzheimer

Per me, che mi sono formato in epoca pre informatica, alcune indagini mantengono un fascino antico. L’elettroencefalogramma (EEG) ad esempio. Era un’apparecchiatura mastodontica, intrasportabile, con un consumo di materiale mostruoso. Chilometri di carta a modulo continuo e fiumi di inhiostro. E il rumore. Quello era unico ed irripetibile. Le penne graffiavano la carta e se, capitava non di rado, il paziente aveva una crisi impazzivano. “Spesso la crisi si sente, prima di vederla” amava ripetere un vecchio ed esperto tecnico. Infatti il rumore dei pennini impazziti era inconfondibile. Poi l’evoluzione. Delle apparecchiature e della metodica. Al giorno d’oggi la routine offre pochi spazi e da tempo si cerca di trovare uno spazio ad una tecnica che sembra aver valore solo se “complicata”: video eeg, polisonnografia, mappe cerebrali, potenziali evocati sono le nuove frontiere. Ed ecco arrivare questo articolo olandese sulla malattia di Alzheimer. I ricercatori olandesi hanno esplorato la possibile correlazione tra l’elettroencefalogramma, l’Apo-ε4 e l’età di esordio della malattia. I risulati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psichiatry.

Sono stati analizzati 460 pazienti con probabile Alzheimer e 336 casi controllo. I soggetti sono stati suddivisi per età e a tutti è stato praticato un elettroencefalogramma. Quindi sono stati classificati in relazione alla gravità delle anomalie riscontrare e dell’età di esordio. Si è così visto che i pazienti con esordio giovanile, negativi all’Apo-ε4 hanno maggiori anomalie eeg e maggiore gravità dei sintomi. Gli autori concludono che l’esordio precoce esprime una maggiore alterazione funzionale del cervello.

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