Sono tanti i punti critici e sospesi nel decreto sanità. Uno fondamentale è il riordino della materia pensionistica per i medici. Pare che si voglia portare l’età del pensionamento a 67 anni con la possibilità di restare in servizio fino a 70, prevedendo però anche dei meccanismi di incentivo all’uscita per favorire il ricambio generazionale. Il classico colpo alla botte accompagnato da uno al cerchio. Discutibile pensare a medici in servizio attivo, magari inseriti nei turni di guardia notturna e festiva, avanti con gli anni mentre altri giovani, preparati e in attesa verranno immessi, se pure avverrà mai, nei ruoli lavorativi in età più vicina ai 40 che non ai trenta e condannati a non maturare mai la pensione o ad averne una miserevole. Magari in ruoli di supporto potrebbe anche funzionare, ma non è quello che sta avvenendo e non è quello che lascia prevedere la riforma in corso.