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Ancora sulla spending review

Sempre su il Fatto del 31 luglio un articolo sulla Sanità dal titolo: Ticket o franchigia, purché paghi il cittadino (onesto) – LE IPOTESI DEL MINISTRO RENATO BALDUZZI PER RECUPERARE ENTRO IL 2014 ALTRI 2 MILIARDI DI EURO – Il nuovo meccanismo basato sulla dichiarazione dei redditi: evasori favoriti ancora una volta.
Non è facile calcolare con precisione i tagli alla spesa sanitaria stabiliti dal governo Berlusconi e implementati da quello Monti. Oltre ai piani di rientro delle Regioni deficitarie (Piemonte, Toscana, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), adesso ci sono i 5 miliardi di spending review da organizzare sui 20 che in totale sono stati programmati da qui al 2014. La ricetta è nota: via il 50% dei posti letto, blocco del turnover, riduzione delle convenzioni con laboratori e strutture private, preferenza ai farmaci generici. “E poi ci sono i 2 miliardi dei ticket che scattano nel 2014 – spiega Stefano Cecconi della Cgil -. É un lascito di Tremonti: l’idea era di caricarli sui pazienti con nuovi ticket, adesso il ministro Balduzzi parla di compensazioni tramite franchigia. Ma lo fa in modo vago e confuso. Mi pare bizzarro mettere sul tappeto il tema così, senza discuterlo con nessuno, creando ulteriore confusione in un comparto già stressatissimo”. L’ultimo incidente di percorso, se così si può dire, è della settimana scorsa: la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il decreto 2011 Tremonti in cui si imponeva alle Regioni un nuovo ticket. Essendo la materia di pertinenza regionale, ha spiegato la Consulta, il Parlamento non poteva decidere da solo. E quindi, dove andare a cercare i famosi 2 miliardi? Con il meccanismo delle prestazioni a pagamento per fasce di reddito con franchigia iniziale, propone Balduzzi: prima si stabilisce quale valore di prestazione sia offerto gratis a tutti i cittadini (per esempio, 100 euro l’an no), e poi, esaurito il bonus, ognuno pagherà in base al proprio reddito. Quindi, se si è ricchi, si paga molto. Se invece si hanno redditi medi o bassi, si paga meno. “Il problema è però che in Italia l’evasione fiscale rimane enorme – continua Cecconi -. Se professionisti e commercianti dichiarano redditi di 10 o 20mila euro l’anno, saranno favoriti e costeranno moltissimo al sistema”. Un esperimento in vitro di questa possibile innovazione è già applicato nelle Regioni che nel 2011 hanno trasformato il cosiddetto superticket in ticket progressivo. In pratica, quando si decise di applicare un surplus di 10 euro alle prestazioni ospedaliere per cui già si pagava il ticket normale (i classici 36 euro per esami come ecografie e raggi), alcuni governatori pensarono di modulare questa somma attribuendola secondo classi di reddito e prestazioni. Cioè, anziché applicare automaticamente 10 euro a qualsiasi esame e a tutti gli utenti, fu scelto di calibrare il surplus sia per tipologia di prestazione che per fascia di reddito. Risultato: oggi chi vive in Emilia, Umbria o Toscana paga in modo differenziato il superticket, e le Regioni tengono in ordine l’anagrafe dei pazienti attraverso il modulo Isee richiesto ogni anno per assegnare la categoria di appartenenza. A esser ottimisti, si potrebbe pensare che così anche le spese sanitarie diventeranno uno strumento di tracciabilità per gli evasori, ma per il momento la proposta del ministro non risponde alla domanda più urgente: tra i tagli in agenda e i nuovi costi sulle spalle dei contribuenti (onesti), cosa diventerà la sanità italiana? Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, è preoccupato: “Aumento dei carichi di lavoro con migliaia di ore extra-orario e riposi compensativi disattesi, obsolescenza della tecnologia non utilizzata a salvaguardia della sicurezza, vetustà di ambienti e impianti: errori e malasanità nascono da questo. Coi nuovi tagli ci si rassegni agli effetti collaterali, e basta con le lacrime di coccodrillo”.

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