Un lavoro pubblicato su Neuropsychology (link) ha valutato l’evoluzione clinica di 141 persone con MCI sia amnesico che non amnesico, a singolo o a multiplo dominio, seguiti per quattro anni. Allo scopo sono stati somministrati al basale e dopo due anni diciotto test e valutati sei diversi aspetti della cognizione esecutiva e le misure di funzionamento cognitivo e quotidiano. I risultati sono stati analizzati statisticamente per verificare se la cognizione esecutiva poteva prevedere la progressione di uno o più punti nella Clinical Dementia Rating Scale a livello univariato o nel contesto delle caratteristiche demografiche e cliniche, delle attività del vivere quotidiano e altri fattori neurocognitivi. A termine del periodo di 4 anni si è visto che il 56% dei pazienti con MCI è rimasto stabile, il 35% ha progredito nella CDR ≥ 1 e l’8% si è normalizzato (CDR = 0). I sottotipi di MCI amnesici non sono stati associati a più alti tassi di progressione verso la demenza, mentre i sottotipi con disabilità multiple lo erano. Otto delle 18 misure di cognizione esecutiva, comprese le tre misure per valutare l’inibizione di risposte, predicevano il risultato MCI a livello univariato. Tuttavia, il modello multivariato ha indicato che l’età, il funzionamento quotidiano e in generale il funzionamento cognitivo sono i migliori predittori della progressione verso la demenza.
Le misure di cognizione esecutiva (cioè il controllo inibitorio) sono associate all’esito del MCI. L’età e gli indici di deterioramento cognitivo e funzionale globali sono i migliori predittori di incipiente demenza.