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Presunti invalidi

Il fenomeno è endemico e di difficile, se non impossibile soluzione. Sono tantissime le persone che ritengono, per vari motivi e vari scopi, di essere “invalide” e chiedono di poter essere ammesse ai benefici di queste categorie. Al di là di tutte le considerazioni e delle facili condanne il fatto è reale, consistente e, secondo lavoce.info (link)  “i presunti invalidi non ottengono l’assegno dell’Inps, ma costano tempo e risorse amministrative nell’iter di verifica, a scapito di coloro che sono realmente bisognosi. Accade perché alcuni attori del sistema hanno incentivi a proporre comunque la domanda di invalidità. Primi fra tutti, i medici di famiglia e i patronati. Ed è lì che bisognerebbe agire“. E’ su questa affermazione che si sono scatenate critiche ed obiezioni. Nessuno va a proporre alle persone la presentazione di una domanda, che tralaltro “rende” ai medici in media trenta euro lordi a prestazione, e nessun medico rifiuterebbe il rilascio di un attestato circa le malattie “reali” di un suo assistito D’altronde il medico non ha alcun potere di opporsi ad una richiesta di certificazione di stato di salute del paziente, nè dichiarerebbe, a prescindere da qualsiasi onorario, il falso. Inoltre il pagamento della prestazione evita proprio quell’eccesso di ricorso a richieste “gratuite” di prestazioni non dovute. Anche i patronati non possono essere criticati: rappresentano le fasce deboli, quelle fasci altrimenti abbandonate e lasciate a se stesse e non in grado di tutelare i loro diritti, che a volte nemmeno conoscono. Nè vengono pagati a prestazione ma a “pratica definita”, il che significa che se la persona non riceve il riconoscimento del beneficio richiesto il patronato non viene rimborsato. Piuttosto una politica “illuminata” dovrebbe utilizzare questa informazione nel contesto generale e cercare di identificare ed applicare soluzioni utili alle problematiche dei richiedenti, evitando di trattarli da postulanti, mendicanti sfruttati da prezzolati speculatori (nella fattispecie medici di famiglia e patronati) . Iniziando, per esempio, eliminando la farraginosa macchina delle revisioni a persone che magari potessero “guarire” o quantomeno migliorare da un anno all’altro: quanto costa il meccanismo? La struttura di verifica è fatta di uomini, locali ed attrezzature. Quanto costa? E i disagi dei “revisionandi”: una volta l’INPS pagava loro il biglietto del viaggio. Adesso spendono di tasca. E che dire delle pratiche a carico delal stessa persona che deve inoltrare domande differenti per benefici differenti?

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