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Neurologia

Nuovi criteri per la diagnosi di Alzheimer

Pubblicate le nuove linee guida per la diagnosi di Alzheimer

Allo stato attuale la diagnosi di Alzheimer viene posta quando la malattia è gia evidente e la conferma avviene solo post-mortem, nei casi in cui si analizza il tessuto cerebrale del paziente. Tuttavia la mole di informazioni proveniente dalla ricerca di base consente il riscontro di markers biologici che possono far individuare la malattia in fase precoce, anche dieci anni prima della comparsa di una franca demenza. Scintigrafia cerebrale, risonanza magnetica nucleare, analisi del liquido cerebrospinale sono procedure validate che dovrebbero entrare nella pratica clinica quotidiana al fine di meglio definire i quadri patologici che vengono all’osservazione del medico.

Per quale motivo? inanzitutto una diagnosi precoce consente l’nizio precoce di terapie che stanno mostrando una loro validità, tanto più efficace quanto più vengono instaurate in fase iniziale. Probabilmente per un effetto neuroprotettivo. Poi per la ricerca. Qualsiasi nuova terapia, ivi compresa la ricorrente sperimentazione alla ricerca di un vaccino, potrà essere sperimentata non solo in relazione all’effetto sintomatico ma anche alla potenziale azione sulla progressione della malattia.

L’ultimo numero di Lancet Neurology ha pubblicato sull’argomento un interessante articolo dell’International Workins Grouo for New Research Criteria for the Diagnosis of Alzheimer’s Disease – Revising the definition of Alzheimer’s disease: a new lexicon.

L’importanza dell’argomento non è trascurabile. L’aumento costante dell’incidenza della malattia, l’impegno di risorse pubbliche e private, l’esigenza di una programmazione delle misure assistenziale sono elementi che pesano come macigni. Rallentare l’evoluzione della malattia, aumentare gli anni di autonomia sono tutti obiettivi auspicabile e che si giovano anche di una diagnosi corretta.

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