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I processi decisionali nella malattia di Alzheimer

Proseguendo il discorso sui processi decisionali iniziato in un precedente post si può affermare che nelle fasi iniziali dell’Alzheimer la degenerazione si verifica nel lobo temporale mediale, comprendendo sia l’ippocampo che la corteccia entorinale. Col progredire della malattia, altre aree cerebrali, come il lobo temporale, la corteccia frontale e quella parietale laterale, sono tipicamente affette. La neurodegenerazione nel prosencefalo basale porta a una diminuzione dei livelli di acetilcolina cerebrali che, insieme all’atrofia delle suddette strutture ceebrali, si traduce in un progressivo declino delle funzioni della memoria, così pure del linguaggio e delle abilità visuospaziali. Ma anche altri domini cognitivi, quali le funzioni esecutive, potrebbero essere colpiti.
Sottoponendo i pazienti con Alzheimer a test quali l’Iowa Gambling Test, specifico per la valutazione dei processi decisionali, si è visto che riescono meno bene dei controlli sani. Inoltre i punteggi sulla IGT correlano significativamente con il rendimento nella memoria visiva anterograda e nelle prove verbali, ma non con i punteggi su una grande varietà di scale psichiatriche, indicando che l’impoverimento decisionale dei pazienti con malattia di Alzheimer potrebbe essere più strettamente associato a disturbi neuropsicologici che non ai sintomi psichiatrici che possono svilupparsi dopo l’insorgenza della malattia.
In un lavoro su pazienti con Alzheimer lieve, confrontati con persone sane, il test del gioco dei dadi non ha rilevato differenze significative nel numero totale di scelte vincenti tra i due gruppi. Tuttavia la percentuale era significativamente maggiore nel gruppo di controllo rispetto al gruppo di pazienti il che potrebbe indicare che i pazienti con Alzheimer prendono decisioni in modo casuale e non sono in grado di sviluppare una strategia vantaggiosa.
Sorprendentemente non sono state riscontrate differenze nel tempo di reazione tra i due gruppi ed i pazienti con malattia di Alzheimer non hanno evidenziato cambiamenti nelle loro scelte durante l’attività. Sulla base di correlazioni positive tra la performance nel processo decisionale del GDT e il Trail Making Test, che misura l’attenzione sostenuta, si ritiene che lo sviluppo di strategie vantaggiose venga influenzato negativamente dal deficit di attenzione e delle funzioni esecutive. Funzioni queste che dipendono dall’attività dei circuiti dorsolaterali, noti per essere coinvolti nel processo decisionale.
In un altro studio i pazienti con malattia di Alzheimer sono stati valutati con l’IGT. In questo compito, con elevato grado di ambiguità, i pazienti hanno selezionato le carte in maniera significativamente meno vantaggiosa rispetto ai controlli. La frequenza con cui i pazienti con AD alternano scelte svantaggiose a scelte vantaggiose è correlata positivamente con i punteggi su una prova di controllo inibitorio, vale a dire il go/ o-go della Frontal Assessment Battery. Questo suggerisce che il motivo delle scelte casuali nella persona con Alzheimer risieda in un alterato funzionamento della corteccia prefrontale oltre che, in accordo con precedenti report, nell’amigdala e nei collegamenti con la corteccia frontale ventromediale.

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