Ma come si fa a produrre un film cosi? ma come si fa ad andare a vederlo? Stupido, banale e capziosamente malevole verso le donne, quelle che lavorano per davvero e non sono in carriera. Anche questo film va nella serie “chimelhafattofaredibuttareisoldiperquestofilm”
Categoria: cinema
Film fobico, stile documentario, che utilizza un cast di bravi attori per rappresentare una possibile vicenda, un’epidemia virale mortale, con una buona dose di pregiudizi, in primis il personaggio che critica l’industria e sarebbe il primo ad essere corrotto.
Terraferma
Sicilia, Sud, terra di emigranti. In mezzo gli “stanziali”. Pescatori, portatori di una civiltà millenaria alle prese con un nuovo fenomeno: l’emigrazione. Su questo nucleo un film intenso, profondo, mai banale.
Tutta colpa … di chi va a vederlo
Film ridicolo, banale, confuso a tratti patetico. Il “mestiere” dei protagonisti lo salva dal disastro assoluto ma da un duro colpo alla loro immagine.
e vivere felici. Film demenziale, spesso irritante, qualche volta divertente per la sua stupidita. In America ha avuto successo. Beati loro che si divertono cosí.
Le donne del 6° piano
Con garbo e leggerezza una vicenda possibile del tradimento di un uomo. Nel film viene descritto tutto il travaglio di un agente di cambio rigoroso e rigido che confesserà un tradimento, avvenuto prima nei suoi desideri e poi nella realtà. Sullo sfondo le “badanti” di quarant’anni fa. Spagnole. Una conferma della validità del cinema francese.
Amici miei
Sottotitolato “come tutto ebbe inizio” ma forse sarebbe stato meglio non averlo mai iniziato ed evitare di far rivoltare nella tomba i “vecchi” interpreti della commedia cult del cinema italiano. Peccato per il cast, di tutto rispetto, ma costretto in una sceneggiatura banale, cattiva fotocopia dell’originale. D’altronde anche il botteghino dimostra l’inutilità del film: scarsi […]
Senza arte nè parte
Filmetto all’italiana, ingenua critica all’arte contemporanea con battutine leggere, mai volgari e che consentono al film di durare quei novanta minuti oltre i quali avrebbe perso di ritmo. Inutile cercare reconditi significati. Anche l’esplicito riferimento alla crisi occupazionale lascia il tempo che trova. La sceneggiatura è leggera e si vede, ma va bene così.
Cigno nero
Film ben diretto, tratto da un racconto di Andrés Heinz. Thriller e drammatico al tempo stesso la vicenda ha un serrato ritmo narrativo e rimanda, attraverso la metafora del balletto, sia ad un inedita conflittualità psicologica tra madre e figlia sia ad una sua ricerca eroica di realizzazione che comprende eros e tanatos e fa […]
Vento di primavera
Film bello, intenso, ulteriore testimonianza della Shoah e di come ci si debba impegnare al che cose del genere non avvengano mai più. Da vedere e da collocare nello scaffale mentale dedicato alla memoria con Schindler List, Il bambino dal pigiama a righe e La vita è bella.