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Balla coi lupi

Ho rivisto di recente Balla coi Lupi. Ne è valsa la pena. Laddove alla sua uscita prevalse il momento mediatico e la interpretazione storica che condizionò non poco il giudizio degli spettatori il vedere il film con calma e sotto una diversa prospettiva mi ha indotto una diversa riflessione: la vicenda può essere letta come una metafora dell’essere umano, della sua solitudine e della sua aspirazione alla libertà. Gli indiani buoni sono i valori positivi che sono dentro ognuno di noi, i cattivi quelli negativi, l’esercito americano la parte normativa sia essa interiore che quella della società. Nella vita di ognuno di noi ci sono delle occasioni in cui operiamo delle scelte, ci schieriamo, votiamo, approviamo o disapproviamo ed ogni volta che ciò avviene ne consegue una modifica del nostro sistema complessivo, a volte in meglio a volte in peggio. John Dumbar inanella una serie di scelte etiche di libertà e di rispetto degli altri e dell’ambiente. Si scontra prima con la sua coscienza, superando il conflitto con una nuova concezione di sè e degli altri, e poi con la grande sovrastruttura, l’America e la Nuova Frontiera. Il sorpruso, gli abusi, la sopraffazione prenderanno il sopravvento ma il protagonista manterrà la sua libertà interiore. Magari accadesse lo stesso nella realtà. Il quotidiano è spesso confuso e confondente e il singolo uomo solitario ha un solo appiglio, solidi principi morali. Sperando che la parte normativa, di solito adeguata alle circostanze, non venga travisata, manipolata, strumentalizzata.

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