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Ordine dei medici: ha ancora un senso?

Ordine dei Medici

Ordine dei medici: elezioni 2014

La recente tornata elettorale ha riproposto antiche questioni e polemiche in un clima di crescente disaffezione alla partecipazione attiva. Un importante contributo alla confusione in materia è stato dato dalle opposte fazioni, pro e contro l’Ordine dei Medici, con motivazioni che spesso derivano dal fatto che si trascura la storia dell’istituzione ordinistica. Storia che per molti può essere fatta risalire all’epoca imperiale romana, con i Collegia Opificum come connettivo delle figure economiche e intellettuali. Collegia che assumono la forma di Corporazioni dopo il primo millennio e che vengono costituite da medici, avvocati, notai ed altri. Ma è nel 1910 che in Italia viene legiferata (legge 455/1919) la costituzione degli Ordinamenti professionali espressione di uno Sato che disciplina, regola e vigila sulle professioni che svolgono funzioni sociali. Durante il periodo fascista, nel 1935, gli ordini vengono cancellati per essere incanalati nell’alveo del corporativismo (RDL 184/1935). Nel 1938 si afferma il principio del riconoscimento della funzione pubblica delle professioni intellettuali e l’obbligatorietà dell’iscrizione agli albi (legge 897/1398). Tale provvedimento, all’epoca, ebbe valenza discriminatoria, con divieto di esercizio ad ebrei, antifascisti e “devianti”in generale. Nel dopoguerra, con il recupero della democrazia repubblicana, ispirandosi a principi liberali un Decreto del Capo Provvisorio dello Stato n. 233/1946 ricostituisce gli Ordini, estendendoli anche alle professioni che erano state riconosciute e regolamentate durante il fascismo. La situazione attuale, quasi settanta anni dopo, è immodificata. Gli Ordini sono enti pubblici autonomi, vigilati dal Ministero della Giustizia. La loro funzione è quella dell’autogoverno, con il fine di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti; di tenere aggiornato l’albo professionale e il codice deontologico, e garantire la professionalità delle categorie. Inoltre controllano le credenziali richieste dallo Stato per iscriversi all’albo professionale: il possesso del diploma di laurea, il superamento dell’esame di abilitazione alla professione, la cittadinanza, la buona condotta, l’incompatibilità con altre professioni. Non si tratta di un istituto solo italiano ma altre nazioni (Belgio, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna) hanno ordinamenti e procedure di accesso simili. Diverso è l’ordinamento nei paesi anglosassoni dove la natura e l’ordinamento dell’esercizio professionale si ispira ad altri principi-
L’opportunità o meno del mantenimento degli Ordini professionali è il terreno di scontro più serrato. Limitandosi alla professione medica in molti si chiedono per quale motivo una persona che ha superato l’esame di laurea e di abilitazione debba essere iscritto all’Albo che, in sostanza, si limita ad incassare una quota di iscrizione e poco altro. In difesa dell’istituto ordinistico viene fatto osservare che eliminando l’Ordine dei Medici gli unici beneficiari sarebbero i grandi gruppi economico finanziari, finalmente liberi da ogni controllo. In realtà occorrerebbe una riforma strutturale dell’Ordine, delle loro competenze e delle modalità di elezione dei componenti il Consiglio. Tanto più se si considera che dal 46 ad oggi il tessuto sociale è cambiato: da una società prevalentemente agricola, ad una società industriale, quindi post industriale e, allo stato attuale, di servizi in un contesto di crisi economica. Se settanta anni fa la funzione principale era quella di rappresentare e garantire le professioni intellettuali, privilegiando la difesa della prestazione, garantendo al committente (paziente) un servizio qualificato e al medico la sicurezza di un esercizio professionale esclusivo allo stato le sfide sono differenti. Aggiornamento professionale continuo, figure professionali emergenti e ridefinizione di ruoli e competenze di quelle tradizionali, crescente prevalenza di professioniste donne, aumento dell’età media della popolazione medica attiva, blocco del turnover e difficoltà di accesso delle nuove generazioni, elevato contenzioso sono le principali, ma non esclusive, problematiche.
La fotografia della rappresentanza ordinistica italiana, così come emerge dall’esame della composizione dei consigli uscenti e di quelli già eletti vede, ancora una volta, una prevalenza di medici anziani e maschi, con una percentuale di partecipazione molto bassa, al limite della validità prevista dalla legge, con modalità di elezione da rinnovare. Non si comprende come sia possibile che si voti ancora in una sede unica, senza possibilità di voto a distanza per quanti, e non sono pochi soprattutto tra i giovani, lavorano fuori regione. La normativa delle elezioni andrebbe riformata in tal senso, magari ponendo anche una proporzionalità di eletti in relazione al genere, un limite massimo di mandati per i quali si può essere eletti (due, al massimo tre) e l’obbligo di rinnovare almeno un terzo del consiglio ad ogni tornata.

2 risposte su “Ordine dei medici: ha ancora un senso?”

Ovunque ci sono elezioni : quelle in cui si scrive il cognome ed il nome del candidato in cui tutti possono essere elettori ed eletti E’ La DEMOCRAZIA nella sua massima espressione.Mi sorge una ipotesi: chi contesta le elezioni non ha i voti per essere eletto?

Assolutamente inutile!
Colleghi lavorano per aziende con pagamenti a 120 giorni (nella migliore delle ipotesi), nessuna struttura ospedaliera ha un progetto di crescita, policlinici che continuano ad effettuare ricoveri impropri, molti reparti sotto organico con medici che fanno turni assurdi, molte chirurgie hanno strumentario obsoleto, domanda: ma quanto questo scempio si creava nei passati anni il “dis-ordine dei medici di Napoli” dov’era??? Adesso tutti contenti, tutti in “giacca e cravatta”, ma domani mattina che farete?.
Certo “le cose cambieranno”, si assumeranno i neo specialisti evitando che espatrino, beh se tuo padre non è primario o docente universitario se non hai l’appoggio “politico” o del “padrino” di turno l’unica soluzione è l’estero. Avete distrutto una generazione di medici, ovviamente non quella dei medici di base che vi sono tanto cari, ora volete che io esulti?
Beh, tenendo conto che la dignità medica m’è stata data da un’altra nazione, dove opero, pubblico e faccio ricerca avendo il giusto corrispettivo economico e carrieristico mi esce solo un VIVE LA FRANCE! Presidente neo eletto e suoi consiglieri in fondo vi devo ringraziare, perchè grazie a voi (visto che cambiano i ruoli ma i nomi sono sempre gli stessi) ho capito che dovevo scappare…

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