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Neurologia

I processi decisionali nel Parkinson (1/3)

Continuando la disamina sui processi decisionali, per quanto riguarda la malattia di Parkinson va detto che i pazienti con malattia idiopatica possono presentare deficit cognitivi, anche nelle fasi precoci della malattia. Molti di questi deficit sono simili a quelli osservati in pazienti con lesioni alla corteccia prefrontale, quali il deficit della memoria di lavoro, la pianificazione, l’apprendimento e la capacità di modificare il comportamento in atto, in risposta a stimoli ambientali o di obiettivi che cambiano. Alla luce delle modifiche neuropatologiche di fondo che caratterizzano il Parkinson e dal momento che i sistemi di neurotrasmettitori specifici, tra cui le vie dopaminergiche, hanno dimostrato di essere coinvolti in funzioni cognitive quali la rappresentazione del valore, la discriminazione tra utile e perdite e lo scegliere tra più alternative, la malattia di Parkinson è diventata un modello per lo studio dei processi decisionali. Il sistema dopaminergico mesocorticolimbico è in genere modificato nei pazienti parkinsoniani e i cambiamenti in questo sistema potrebbero modificare in maniera sostanziale l’attività del circuito orbitofrontale e, quindi, influenzare il processo decisionale. Tuttavia non è semplice stabilire un legame tra la perdita di dopamina nelle vie centrali e il deficit delle funzioni cognitive. Il coinvolgimento della dopamina nella vita reale è un tema controverso fin dai primi studi che hanno confrontato il processo decisionale nei pazienti trattati in fase “on” o in fase “off”. Alcuni ricercatori hanno scoperto che la somministrazione di levodopa non altera il processo decisionale nei pazienti testati con l’Iowa Gambling Test (IGT): sia i pazienti in “on” che quelli in “off” non discriminano tra compiti vantaggiosi e svantaggiosi. In un altro studio è stato dimostrato che i pazienti in “on”, rispetto ai controlli, adottano un comportamento anomalo di scommesse al Cambridge Gambling Test (CGT), caratterizzato da scommesse impulsive e comportamento ritardato. L’esecuzione di quest i compiti richiede l ‘attività distinta di diverse regioni del cervello (rispettivamente l’area dorsolaterale e quella orbitofrontale). Al GDT, che richiede l’ attività della corteccia prefrontale dorsolaterale, i pazienti parkinsoniani hanno dimostrato di avere gravi deficit decisionali rispetto ai controlli. Inoltre, questi deficit sono in correlazione positiva con il deficit del funzionamento esecutivo e il feedback emotivo, il che indica che il processo decisionale altera o potrebbe derivare da una disfunzione del circuito dorsolaterale prefrontale-striatale e del circuito limbico- orbitofrontale – striatale.
… continua

(Fonte Nature Review Neurology)

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