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Disease Mongering e sovradiagnosi

(0sservatorionazionalescreening.it)

La nostra è una società edonistica in cui tutti devono essere belli, giovani, prestanti, sempre sani e pronti a curarsi anche prima che le malattie compaiono. Ecco quindi un fiorire di consigli, raccomandazioni, interventi preventivi. Si finisce con il diagnosticare malattie prima ancora che compaiono o a ritenere tali disturbi che non esprimono nessuna modificazione reale di parametri normali. Disease mongering e sovradiagnosi sono i termini che meglio esprimono la situazione. Il primo assume la valenza di un’operazione puramente pubblicitaria per introdurre l’utilizzo di una qualche sostanza o allargarne l’applicazione. In quanti ricordano la spasmofilia? Quanti sono rimasti perplessi nella progressiva revizione dei valori pressori definiti alti? e tanti altri sono gli esempi possibili. Ma è la sovradiagnosi ad assume aspetti ancora più sconcertanti. Come è possibile, in un epoca di crisi economica galoppante aumentare ad arte il fabbisogno di salute e la spesa conseguente. Un fabbisogno di salute che, con Gianfranco Domenighetti nell’introduzione al libro Sovradiagnosi di G.Welch pubblicato da Il Pensiero Scientifico, nasce da un “Involuzione” dell’opinione comune: un tempo le persone chiedevano di essere curate perché si sentivano ammalate, oggigiorno si incoraggiano le persone soggettivamente sane a sottoporsi a tutta una serie di esami diagnostici preventivi per rassicurarle di non essere «ammalate». Il complesso medico-industriale ha sviluppato tecnologie in grado di identificare le più piccole anomalie, ha modificato le soglie che definiscono la «normalità» e «creato» nuove malattie. La grande maggioranza di queste «anomalie» o pseudo-malattie scoperte in persone soggettivamente sane sono inconsistenti, cioè non daranno sintomi o problemi nel corso della vita”.

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