L’utilizzo crescente di antipsicotici, tipici ed atipici, nella malattia di Parkinson impone una revisione radicale delle strategie di intervento soprattutto in considerazione del fatto che questi farmaci possono peggiorare la sintomatologia parkinsoniana, non possiedono sufficienti evidenze scientifiche sulla loro validità, aumentano la mortalità nei pazienti con demenza.
Al fine di valutare la frequenza e le caratteristiche del loro utilizzo è stato esaminato l’archivio del Veterans Affairs relativo all’anno 2008. Si sono così raccolte informazioni su 2597 persone con Parkinson e demenza, confrontate con 6907 persone dementi ma non parkinsoniane. La stessa analisi è stata condotta sui dati relativi all’anno 2002.
Si è così visto che nel 2008 al 50% dei pazienti con malattia di Parkinson e diagnosi di psicosi è stato prescritto un antipsicotico, più frequentemente (66%) la quetiapina, ma circa il 30% ha ricevuto farmaci ad alta potenza. Raramente è stata prescritta la clozapina (<2%). Confrontando il 2008 con il 2002 l’utilizzo di antipsicotici è rimasto invariato, con calo del risperidone e dell’olanzapina compensati da un aumento della quetiapina e dall’introduzione di aripiprazolo.
(FonteArchives of Neurology)