Categorie
generale

Pronto Soccorso in Pronto Soccorso

Il Fatto Quotidiano di domenica scorsa ha pubblicato un articolo (link) sulla situazione del Pronto Soccorso del San Camillo di Roma. Ecco alcuni stralci: “Nel 2005 ci sono stati tre decessi che sono saliti a 27 nel 2010 e proiettando i dati del primo trimestre del 2011 potrebbero salire a 48″. “Il pronto soccorso, vista la riduzione dei posti letto nei reparti, ha perso la sua funzione e si è trasformato in un’area di degenza”. “La permanenza per oltre 24 ore, prima evento occasionale, è ora diventata più frequente. Nel 2010 la degenza in pronto soccorso ha superato le 24 ore per 2.280 persone e, dai dati del primo trimestre del 2011, possiamo stimare che i pazienti potrebbero arrivare a 4mila. E ancora più drammatica è la previsione per i 1.240 pazienti destinati a trascorrere in barella più di 48 ore e per i 400 che supereranno le 72 ore”.
Ancora più grave la situazione economica. “Per garantire la copertura dei turni l’azienda ha dovuto ricorrere a due strumenti: i contratti atipici e le “prestazioni aggiuntive”. Il primo è chiaro e semplice: si arruola un medico disoccupato con la clausola di un contratto a tempo determinato. Poi si vedrà se rinnovarlo o meno. Il secondo è poco noto ai più: si prende un medico già in organico e gli si offre la possibilità di fare gli straordinari. La cosa paradossale è che se l’azienda assumesse un nuovo medico in ruolo, spenderebbe 37 euro per ogni ora di servizio, mentre con le prestazioni aggiuntive i costi variano dai 70 ai 500 euro l’ora. Un evidente suicidio gestionale: ad esempio la spesa di 1 milione e 260mila euro deliberata nel primo semestre del 2011 per la copertura dell’organico medico, solo nell’area dell’emergenza, avrebbe consentito l’assunzione di 40 medici con un monte ore quasi doppio”.

In assenza di dati relativi alla situazione locale non si può affermare se la situazione locale sia sovrapponibile. Per certo si ricorre ai cosiddetti “contratti atipici”, sotto forma di convenzione con gli specialisti ambulatoriali, ed anche alle “prestazioni aggiuntive” . Queste ultime oltre ad essere costose sono anche potenzialmente a rischio. Soprattutto nell’emergenza dove è necessaria un equipe performante sotto il profilo psico-fisico ci si chiede quale sia il limite di un gruppo di lavoro quando vengono sovraccaricati da turni intensi e prolungati. Trentotto ore di lavoro ordinario sono tante. Sessanta e anche settanta ore a settimana forse aumentano il reddito del singolo ma costano alle aziende, espongono a maggiori rischi il paziente e, in fin dei conti, non lasciano il tempo per poterli spendere !!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.