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Il mercante di Venezia

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Il mercante di Venezia è una delle opere di Shakespeare più rappresentate e non a caso. La vicenda investe il rispetto delle regole, la lealtà delle persone e la volubilità dei criteri di giudizio spesso manipolati, ora come allora, a seconda degli interessi. Ed è la scena di Porzia, travestita da Bellario, con le sue argomentazioni a stupire, se non irritare lo spettatore. “non una goccia di sangue”, “non un grammo di carne in più”, divisione dei beni tra Venezia e la figlia annientano una persona della quale l’essere ebreo può essere considerato un trascurabile particolare. Ancora oggi le regole vengono cambiate ed utilizzate a discrezione del beneficiario. Ancora oggi persone oneste si vedono private del loro diritto ad essere tutelate. Ancora oggi si passa con facilità dalla ragione al torto. Tanto viene da pensare dopo aver assistito al Teatro Verdi di Salerno alla rappresentazione del Mercante di Venezia con la magistrale interpretazione di Giorgio Albertazzi e la sua compagnia. Essenziale ed efficace la scenografia, un ponte di Venezia. Ben organizzate, anche se a tratti sopra le righe, le luci e le musiche. Armonica, incisiva e ben ritmata l’interpretazione dei singoli attori con costumi che lasciavano ben capire quali fossero i ruoli e le caratteristiche dei personaggi. Al termine della rappresentazione è stata consegnata una targa ad Albertazzi, “l’ennesima targa” ha detto, quasi fosse dispiaciuto del riconoscimento. Ha poi concluso con una curiosa considerazione “al nord si sbracciano, mentre quando più scendo al Sud le persone assistono in silenzio. Un silenzio che una volta in Africa divenne di un buio profondo”. Si spera che la considerazione non derivasse dal fatto che durante la recita gli applausi sono stati distribuiti in equa misura, senza frammentare la rappresentazione e che di questo si sia rammaricato la compagnia. Il teatro è nato proprio al Sud, con gli antichi greci, e qui da noi ha valenza di rappresentazione sacra. Un pubblico educato e attento resta in silenzio. Gli applausi sono un inutile rumore.

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